VACCINI: CONFLITTI
D'INTERESSE 2.0
Marcello Pamio - 22 luglio 2017
Il 6 novembre 2015 si è tenuto nella sede Glaxo a Rosia in provincia di Siena,
nello stabilimento che produce vaccini (appena acquisito dalla Novartis), un
incontro sul tema «Industria del farmaco un patrimonio che l’Italia non può
perdere».
A moderare l'incontro Nicola Porro, vice direttore de «Il Giornale».
Nella tavola rotonda tra gli invitati figura il dottor Giovanni Rezza, Direttore
del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità.
Il dottor Rezza non è nuovo a incontri con le industrie del farmaco.
Mercoledì 27 giugno 2012 ha partecipato come relatore al convegno «Infezione da HPV: dalla diagnosi precoce alla prevenzione primaria» organizzato dalla Fondazione Smith Kline. Chiaramente sono congressi informativi totalmente disinteressati: si è parlato di Papilloma virus, e il fatto che la società organizzatrice produce i vaccini contro questo virus è una pura coincidenza.
Un direttore del dipartimento di malattie
infettive dell’Istituto Superiore di Sanità che è sempre presente come relatore
ai congressi pagati dalle lobbies che producono vaccini non può essere privo di
conflitti d’interesse. Chissà se il Garante indagherà se vi sono gli estremi?
Giovanni Rezza è quello che sedeva alla destra della ministra Lorenzin il giorno
della conferenza stampa per la presentazione del decreto e che si è prodigato a
sfatare i falsi miti sulla tossicità dei vaccini. In particolare, parlando con
tono scanzonato e romanesco (pensando così di avvicinarsi al popolino gregge) ha
affermato che le nanoparticelle trovate nei vaccini non sono affatto pericolose
e perché non si è mai sentito parlare di “nanoparticellite”. Frasi che si
commentano da sole e ben spiegano il livello morale oltreché scientifico del
personaggio.
Questo emerito scienziato evidentemente non
conosce la moltitudine di studi pubblicati sulle maggiori riviste scientifiche
soprattutto negli ultimi anni che dimostrano la correlazione tra nanoparticelle
e patologie varie tra cui infiammazione dei tessuti, morte cellulare, malattie
cardiovascolari e cancro.
Tenendo conto che le nanoparticelle contenute nei vaccini finiscono nel sangue e
negli organi, tra cui il cervello in formazione, di neonati di 3 mesi di vita,
la cosa non fa per niente sorridere, anzi assume una gravità estrema.
Come grave è anche il conflitto d‘interessi che riguarda il dottor Frezza. Il
suo nome infatti figura nella domanda di brevetto «Herv-h for use as molecular
marker of autistic spectrum disorder and related in vitro diagnostic method,
diagnostic kit and medical uses» registrato il 29 marzo 2013, con numero codice:
PCT/IT2013/000094.
Richiesta di brevetto internazionale depositato
a nome dell’Iss che rivendica la possibilità di utilizzare un preparato per la
diagnosi precoce. Sapete di cosa? Dell’autismo!
Avete letto bene.
Nella descrizione viene detto che l’eziologia dell’autismo è sconosciuta, ma
quello che sanno è che nei bambini autistici vi sarebbero delle modificazioni
del DNA.
Il marcatore molecolare (con tanto di kit diagnostico) avrebbe lo scopo di
valutare se ci sono queste modifiche genetiche che caratterizzerebbero i
soggetti autistici. Non solo, ma vorrebbero utilizzare questi marker anche a
fini terapeutici.
Forse qualcuno sta scommettendo che in futuro in Italia vi saranno sempre
maggiori diagnosi di autismo? Forse qualcuno sa già che il decreto della
Lorenzin passerà diventando legge?
Qualcuno che lavora nel Sistema sanitario italiano e che ha le mani in pasta con
la GSK o la Sanofi Pasteur o la Merck?