- Pagina Nuovo Ordine Mondiale
Hollywood e i
trafficanti di sogni
Marcello Pamio, tratto dal libro di
Gianantonio Valli: "Trafficanti di sogni: Hollywood, creatura ebraica",
ed. Effepi
“Hollywood è un
posto dove per un bacio di pagano mille dollari e per l’anima cinquanta
centesimi”
Marilyn Monroe
“Al termine del XX secolo Hollywood resta un’industria con una spiccata sfumatura etnica. Praticamente tutti i capi dei maggiori studi sono ebrei. Gli sceneggiatori, i produttori e i misura minore i registi sono ebrei in una quantità sproporzionata; un recente studio li ha indicati presenti in oltre il 59% delle pellicole di maggior successo”. J.J. Goldberg, Jewish Power, 1996
La cinematografia
è sempre stata, assieme alla cugina più giovane televisione, i veicoli
principali di controllo delle masse. Proprio per questo motivo, ogni
Regime che si rispetti, ha sempre ingabbiato e gestito i mezzi di
comunicazione di massa.
I mass media, cartacei, radiofonici, cibernetici e visivi non solo
giocano un ruolo fondamentale nella modifica e manipolazione della
percezione della realtà, ma possono innescare e accelerare determinati
processi cognitivi e fisiologici che conducono l’uomo direttamente nelle
prigioni coercitive del cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale: il cosiddetto
mondialismo.
Chi controlla questi sistemi, ha il potere di vita e di morte su
centinaia di milioni, per non dire miliardi di individui.
La funzione della televisione viene ben descritta nel monologo di Howard
Beale, interpretato da Peter Finch, nel film di Sidney Lumet: “Network”
(da noi “Quinto Potere”) del 1976.
“Meno del 3% di voialtri legge libri, meno del 15% di voi legge giornali o riviste.
Perché l'unica verità che conoscete è quella che ricevete alla tv. Attualmente, c'è da noi un'intera generazione che non ha mai saputo niente che non fosse trasmesso alla tv.
La tv è la loro Bibbia, la suprema rivelazione!
La tv può creare o distruggere presidenti, papi, primi ministri. La tv è la più spaventosa, maledettissima forza di questo mondo senza Dio. E poveri noi se cadesse nelle mani degli uomini sbagliati…
Perché questa società è ora nella mani della CCA, la Communication Corporation of America, e quando una tra le più grandi corporazioni del mondo controlla la più efficiente macchina per una propaganda fasulla e vuota, in questo mondo senza Dio, io non so quali altre cazzate verranno spacciate per verità, qui!
Quindi ascoltatemi. Ascoltatemi! La televisione non è la verità! La televisione è un maledetto parco di divertimenti, la televisione è un circo, un carnevale, una troupe viaggiante di acrobati, cantastorie, ballerini, cantanti, giocolieri, fenomeni da baraccone, domatori di leoni, giocatori di calcio! Ammazzare la noia è il nostro solo mestiere.
Da noi non potrete mai ottenere la verità. Vi diremo tutto quello che volete sentire mentendo senza vergogna. Vi diremo qualsiasi cazzata vogliate sentire!
Noi commerciamo illusioni, niente di tutto questo è vero!
Ma voi tutti ve ne state seduti là, giorno dopo giorno, notte dopo notte, di ogni età, razza, fede. Conoscete soltanto noi. Già cominciate a credere alle illusioni che fabbrichiamo qui. Cominciate a credere che la tv è la realtà, e che le vostre vite sono irreali. Voi fate tutto quello che la tv vi dice: vi vestite come in tv, mangiate come in tv, tirate su bambini come in tv, persino pensate come in tv! Questa è pazzia di massa! Siete tutti matti!
In nome di Dio, siete voialtri la realtà. Noi, siamo le illusioni.
Quindi spegnete i vostri televisori, spegneteli ora. Spegneteli immediatamente! Spegneteli e lasciateli spenti!
Howard Beale, da
buon commentatore televisivo, parla dei rischi insiti della tv, ma il
suo discorso si può allargare ed estendere al cinema e ad ogni altro
mezzo di comunicazione.
Ha proprio ragione: la tv e il cinema non sono la realtà, sono strumenti
nelle mani dei controllori che sfornano falsità, illusioni e sogni.
Sfruttano le conoscenza profonde dell’animo umano, della psiche,
dell’inconscio e della psicologia sociale delle masse, per veicolare
quello che vogliono che noi sentiamo e vediamo.
Moltissime
persone, soffocate e strozzate da un sistema parassitario disumanizzante
che sta lentamente stringendo il cappio intorno al collo di milioni di
persone, vogliono sognare, allontanarsi dai propri problemi quotidiani
(economici, sociali, religiosi, lavorativi, salutari, ecc.) e il Sistema
ci accontenta: crea film di avventura, saghe fantascientifiche,
romantici strappalacrime, eroi che salvano il mondo, fiction, serie
televisive infinite che hanno proprio questo intento: staccarci dalla
realtà e tenerci il più a lungo possibile lontano. Il punto è che non lo
fanno per il nostro bene…
Ci mettono le ali ai piedi, ci fanno volare e sognare a occhi aperti, e
nel frattempo, oltre a spillarci i soldi (creando bisogni, culture e
mode), i nostri veri problemi di tutti i giorni, non si sono mossi di un
millimetro, anzi si sono nel frattempo accumulati…
Modificano e manipolano la realtà, la impastano per i propri tornaconti,
dandoci infine un polpettone di mezze verità misto a bugie.
Disintegrazione
mirata delle culture
La
disintegrazione delle culture nazionali, delle identità è un passaggio
obbligatorio.
Per usare le parole del sociologo Randolph Bourne, la disintegrazione
culturale crea “orde di uomini e di donne senza patria spirituale,
dei fuorilegge culturali senza gusto, senza norme e senza direttive se
non quelle della massa” (1)
Il liberismo viene
esaltato in tutti gli ambiti (economica, finanza, politica, religione…)
come massima espressione di democrazia e libertà, ma l’uomo delle
società liberali, perde il suo status di cittadino, perde la sua
individualità (intesa come espressione spirituale), scivolando verso la
condizione di massa, e in questa si perde l’unicità: siamo tutti uno.
Vogliono farci credere che “siamo tutti uguali”, anche se,
alcuni sono più uguali di altri. (2)
Gli Stati Uniti
d’America sono un paese giovanissimo se confrontato con il Vecchio
Continente europeo; un paese formato da un miscuglio di gruppi etnici e
individui tra i più diversi al mondo.
In America non esiste alcun principio di nazionalità, e il poeta tedesco
Nikolau Lenau è molto esplicito in questo, descrivendo l’americano come
una persona che “non conosce altro che i denaro; egli non ha altra
idea. Di conseguenza lo Stato non è un’istituzione spirituale ed etica,
ma soltanto una convenzione materiale”. (3)
Purtroppo anche
qui da noi in Europa sta avvenendo una simile strategia: le potentissime
massonerie stanno unificando i paesi europei, cancellando le differenze
sociali, religiose, culturali, storiche, economiche e monetarie. Il
tutto sotto l’ombrello e la bandiera dell’euro.
Non
l’unificazione per unire, ma l’unione per disintegrare!
L’omogeneizzazione dei popoli europei
L’antropologa Ida Magli è precisa sullo scopo finale della
globalizzazione: “il Governo unico mondiale. La riduzione
all’uguaglianza di comportamento per tutti i popoli: una sola lingua,
una sola religione, una sola moneta, una sola identità, una sola
cultura, un solo Stato. La “guida” sottostante a quella dei governanti
sembrerebbe massonica, in quanto questi sono fin dall’inizio gli ideali
massonici”.
(4)
Con il Trattato di
Schengen hanno eliminato i confini, e ogni Stato ha sempre avuto
confini.
Uno Stato non è tale se non possiede un determinato territorio. (5)
“L’Italia -
continua la dottoressa Magli - non è più uno Stato. Cosa che del
resto, è lo scopo primario dell’unificazione europea: l’eliminazione
degli Stati”.
American dream
Dal XX
secolo gli americani si sentono il centro del mondo, la potenza suprema
e il modello da esportare, magari con bombe al fosforo a frammentazione
e uranio impoverito.
La loro convinzione non dipende solo dal fatto che possiedono l’esercito
più potente al mondo, ma nella visione e convinzione che la loro società
è la realizzazione di tutti i sogni degli altri popoli: giustizia,
libertà, democrazia, ricchezza, ecc.
La realtà è esattamente il contrario, ma il popolo americano,
lobotomizzato e decerebrato da decenni di propaganda radiotelevisiva
crede ciecamente in tale modello.
La mission ultima dell’Impero statunitense è il soddisfacimento
dei bisogni materiali, tanto sognati ed osannati dalle grandi masse.
Le pellicole di
celluloide e la televisione, come detto prima, rappresentano il
narcotico sociale perfetto: anestetizzano le menti, fanno evadere dai
problemi di tutti i giorni, fanno sognare lo spettatore grazie a
illusioni irrealizzabili, trasformando la finzione in realtà e la realtà
in finzione.
Una realtà de facto inventata, creata ad arte e impiantata nei
cervelli grazie all’immenso potere della suggestionabilità delle
immagini e dei suoni.
Quello che vediamo al cinema, per il cervello, è più reale della realtà
stessa, e siccome quello che si vede è più bello e meno doloroso, viene
accettato con più facilità. Lo schermo diviene una specie di bypass
cerebrale che va direttamente a colpire l’inconscio dello spettatore (6)
Jack Warner, uno dei padri della potentissima Warner già agli inizi degli anni Trenta aveva ben chiaro la potenza della macchina propagandistica del cinema: “i film possono e devono giocare una parte importantissima nella crescita culturale ed educativa dell’umanità. Noi dobbiamo sforzarci di fare pellicole che procurino alla gente qualcosa di più di una semplice, oziosa, ora o due di divertimento”.
Tutti i grandi tycoon dei mezzi mediatici avevano compreso fin da sùbito, che i film non rappresentavano solo uno strumento di puro intrattenimento, ma potevano plasmare la società, dare forma alle menti di milioni di persone.
L’invasione
mondiale del cinema a stelle e strisce
Nel
1913 negli USA ci sono 20.000 sale di proiezione che vendono 5 miliardi
di biglietti ogni anno, portando nelle casse delle industrie 300 milioni
di dollari.
Gli Stati Uniti, con circa 120 milioni di abitanti, registrano ogni
settimana 110 milioni di spettatori.
Nel 1955 i film americani giungono ad occupare il 75% del
tempo-proiezione in Belgio, Danimarca, il 70% in Grecia, Finlandia, il
63% dell’Europa occidentale.
Nel 1993 tali percentuali sono ancora più incredibili:
l’americanizzazione del mondo, va avanti, soprattutto dopo la Seconda
Guerra Mondiale a ritmo esponenziale.
Ed è soprattutto qui in Europa che l’invasione hollywoodiana si fa
sentire alla grande: quasi il 60% dei programmi televisivi e circa l’80%
dei film sono infatti di produzione statunitense.
Il finto
antirazzismo
Il
soggetto principale di migliaia di chilometri di pellicole hollywoodiane
è non a caso l’antirazzismo.
Se questa potrebbe a prima vista apparire una funzione utile,
l’antirazzismo americano non mira a proteggere le differenze razziali,
mira invece all’annullamento delle stesse razze, del diverso, come
espressione non solo fisica (negro, indiano, ebreo, giallo, ecc.), ma
anche come sistema di valori.
In pratica è la negazione radicale del diverso.
Esattamente la copia di quello che hanno messo in pratica qui in Europa,
con la nascita dell’euro: cancellando la diversità, l’economie, la
storie e le monete nazionali, siamo tutti uguali, perché è proprio
nell’uguaglianza che avviene l’assimilazione.
Il modello razziale, cioè il modello di valori da imporre a tutti gli
altri nel mondo, vuoi con la forza e la conquista (guerre), vuoi con la
manipolazione mentale (cinema e televisione) è quello WASP: White
Anglo Saxon Protestants.
Loro conservano la propria identità, perché loro assorbono, o meglio,
omologano le altre razze.
Le major
hollywoodiane
Le
principali e miliardarie industrie filmiche, vengono chiamate anche
major e sono rappresentate da cinque colossi Five Biggest o
Big Five: Paramount (Zukor), Warner Bros (Warner),
Loew-MGM (Mayer), Twentieth Century-Fox (William Fox) e
RKO; e da tre un po’ più piccoli, ma sempre potenti, Three
Smaller o Little Three: Universal (Laemmle),
Columbia (F.lli Cohen) e United Artists.
Paramount
Cronologicamente, la prima delle major, per così dire, di “prima
classe”, è la Paramount, casa fondata e diretta per vent’anni dall’ebreo
Adolph Zukor, nato nel 1873 a Ricse in Ungheria, figlio di un
pellicciaio benestante.
Ecco in sintesi il pensiero di Zuckor: “ve lo dico come ungherese,
come ebreo, come artista e come filosofo. Gli uomini vogliono anche
sognare. Hanno bisogno dei loro sogni. Ebbene, noi fabbricheremo dei
sogni, sogni in serie, sogni divertenti, che costano poco. Voi mi
prestate 5000 dollari e in pochi anni ne avrete 500.000. Osservate la
gente, vuole delle illusioni”.
La gente vuole
illusioni, paga per avere le illusioni e loro li creano.
Il potere commerciale della Paramount è sempre stato basato sul sistema
del blocco (block bookin, noleggio in blocco), cioè un
sistema che costringe i gestori delle sale ad affittare non il solo film
desiderato, ma una lista completa di pellicole.
Nel 1929 la casa, acquista dalla seconda grande compagnia radiofonica
CBS, il 49% delle azioni in cambio di azioni Paramount del valore di 5
milioni di dollari.
Nel 1935, dopo la bancarotta, Leonard Goldenson riorganizza la major
come Paramount Pictures Inc., la cui presidenza viene assunta dal
banchiere John Otterson e il capo studio è Emanuel Cohen.
Nell’ottobre del
1966 la Paramount viene assorbita da un conglomerato
industriale-finaziario: la Gulf & Western Industries, e un
accordo con la MCA, proprietaria della Universal Films, porta
alla fondazione della CIC, Cinema International Corporation, per la
distribuzione di film sul mercato internazionale, che diviene in breve
la prima casa del settore, arrivando a gestire fino ad un terzo del
mercato complessivo.
Nel settembre 1994 la Paramount Communcations viene comperata per
10 miliardi di dollari dal gruppo televisivo di Boston, Viacom,
proprietaria dei canali MTV. L’obiettivo è formare, dopo Time-Warner,
News Corporation e Walt Disney, il quarto colosso
dell’entertainment americano.
Il trust Viacom-Paramount International è un conglomerato che
controlla 12 stazioni televisive, 14 radio, 3593 negozi d videocassette
(Blockbuster) e 1927 sale cinematografiche.
Nel settembre 1999 Viacom acquista la CBS (14 tv e 160 radio) per 34,5
miliardi di dollari arrivando a controllare e gestire 200 siti
internet, MTV, 138 reti via cavo, 200 canali tv tradizionali e 144
emittenti radio.
Universal
Carl
Laemmle emigrato negli States dalla Germania, ha fatto di tutto:
impiegato in un negozio all’ingrosso e poi in un magazzino, contabile di
un gioielliere e poi di un mercante di bestiame, venditore di quotidiani
domenicali per arrotondare le entrate. A Chicago nel 1906 apre il suo
primo teatro, dopo tre anni, è il più potente distributore di pellicole
filmine degli Stati Uniti. La sua nuova società inizia una dura lotta
giudiziaria contro il Trust di Edison che si concluderà nel 1915 con la
sconfitta e lo smembramento dell’oligopolio fondato dall’inventore della
lampadina.
A marzo del 1910 è proprio il tedesco ad imprimere una svolta storica
nella cinematografia mondiale, inaugurando l’era dello star system.
Fino ad allora infatti gli attori e le attrici erano poco noti al grande
pubblico. Nasce così anche il gossip.
Nel 1912 aiutato dal cognato Isadore Bernstein, Laemmle fonda la
Universal Pipe Fitting o Universal Film Manufacturing Company
che poi diventerà Universal Studios e la sede viene trasferita a
Hollywood.
Nel 1990 il conglomerato nipponico Matsushita Electric Industrial
rileva la MCA e l’Universal Pictures per 6,5 miliardi di dollari.
Successivamente, per 5,7 miliardi di dollari il controllo passa alla
Seagram del canadese Edgar Bronfoman e poi Bronfman Jr che già
possiede il 19% del gruppo Time-Warner.
Infine nel giugno 2000, per fronteggiare i tre colossi CBS-Viacom
(Paramount), NewsCorp-Bertelsmann (Twentieh) e AOL-TimeWarner
(Warner Bros), la Seagram (Universal) si fonde con Vivendi, il
maggior gruppo francese Vivendi-Universal.
20th Century-Fox
Wilhelm
Fried, diventato successivamente William Fox, è nato nel 1879 a Tulchva
in Ungheria. Dopo aver lavorato come foderatore di cappelli per la
Solomon & Son, con l’aiuto del finanziare Sol Brill, acquista il suo
primo locale e nel giro di poco tempo arriva a possedere 25 locali di
proiezione cinematografica.
La ditta Fox inizia nel 1913 a produrre cortometraggi a New York e nel
New Jersey. Girati una cinquantina di film, nel 1916 si trasferisce
nell’Eldorado californiano, Hollywood.
La Fox Film Corporation diviene il primo conglomerato filmico e
nel 1927 conta mille sale di proiezione. Nello stesso anno la Fox
acquista la maggioranza azionaria della Loew’s Incorporated, la
società finanziaria tramite la quale ottiene il controllo della MGM,
costituendo la nuova Fox-Loew la più grande società
dell’industria del cinema.
Nel 1935, dopo la grande Depressione, la Fox si fonde con la 20th
Century Pictures Incorporated.
MGM: Metro
Goldwyn Mayer
Louis
(Lazar) Burt Mayer dopo aver commercializzato in rottami di ferro, nel
1912 si associa con Ben Stern e con Adolph Mayer per costituire la
Louis B. Mayer Film Company con sede a Boston.
Mayer, proprietario di una catena di locali diffusa soprattutto nel New
England, entra nel grande giro della distribuzione.
Nel frattempo Samuel Goldwyn, che ha lasciato la Paramount nel 1919
fonda con i fratelli Edgar e Arch Selwyn la Goldwyn Pictures.
Il terzo polo della futura MGM è Marcus Loew e la sua Loew’s
Incorporaed, società di distribuzione che inizia acquistando la
Metro Pictures
Nel 1924 Loew
fonda con Goldwyn la Metro-Goldwyn Productions e si trasferisce a
Hollywood. A maggio dello stesso anno nasce la famosissima MGM, Metro
Goldwyn Mayer che diventerà il complesso cinematografico più grande
del mondo: una stazione ferroviaria, un porto e anche una giungla. Ma
quello che ha caratterizzato la MGM rispetto le altre major, era la
presenza delle star (Greta Garbo, Clark Gable, Spencer Tracy,
Joan Crawford, Judy Garland e moltissimi altri).
Tra il 1964 e il 1967 uno dei maggiori azionisti Philph Levin, vende le
sue azioni che vengono comperate da Edgar Bronfman della Universal,
dando il via alla dissoluzione della major.
Nel 1969 la MGM finisce nella mani del finanziere armeno Kirk Kerkorian
e questo nel 1986 la cede a Ted Turner per 1,5 miliardi di dollari.
Ad acquistare la grande industria produttrice di sogni è nel 1991
l’italiano Giancarlo Parretti, accompagnato e aiutato dal finanziere
Floro Fiorini, noto alle cronache per lo scandalo del Banco Ambrosiano e
della loggia P2.
Per concludere le vicissitudini della major, nel 2004 spiazzando la
Time-Warner, la Sony Corporation rileva la MGM per ben 5
miliardi di dollari, accaparrandosi così di fatto una libreria di 4100
pellicole, tra le quali ben 200 Premi Oscar.
Warner Bros
La
Warner Bros, prende appunto il nome dai fratelli Warner: Sam
(Samuel), Jack, Albert (Abraham) ed Harry.
Dopo aver iniziato la loro attività nel 1917 con una piccola sala di
proiezione, divengono in breve direttori della catena teatrale First
National e fondano la vera e propria compagnia.
Nel 1923 acquistando la Viagraph Company, proprietaria di un
brevetto di registrazione sonora che accompagna i film muti, la Warner
diviene, grazie alla rivoluzione sonora, una tra le più affermate major
di Hollywood.
Nel 1989 la Warner si fonde con il gruppo editoriale Time generando un
mostro gigantesco Time-Warner, il più potente conglomerato
multimediale del mondo.
Columbia
Possiamo dire che è la prima delle cosiddette piccole major,
anche se per piccolo non si vuole sminuirne la portata.
La Columbia deriva dalla Cohn Brothers e poi CBS Film Sales
Corporation, di proprietà di Harry Cohn e dal fratello Jack
(derivato da Jacob).
Dopo varie vicissitudini, negli anni Settanta per sopravvivere alla
crisi, deve vendere gli studios e fondersi con la Warner. Negli anni
Ottanta passa alla Coca-Cola ma è solo nel 1989 che la
Columbia Pictures si fonda con la Tri-Star Pictures per
formare il Motion Pictures Group.
Nel 1991 la compagnia cambia nome in Sony Pictures Entertainment
con Columbia e Tri-Star come società sussidiarie di produzione filmica.
RKO
L’ultima delle grandi case è nata nel 1928 col nome di
Radio-Keith-Orpheum Radio Pictures anche se le sue origini risalgono
agli inizi del secolo. Sorge dalla Film Booking Offices of America
Incorporated, dalla KAO Keith-Albee-Orpheum Corporation e
dalla RCA Radio Corporation of America del potentissimo gruppo
Rockefeller.
I finanziatori
I veri
padroni di questi oligopoli multimediali sono sempre stati e lo sono
ancora oggi, i grandi imperi finanziari:
- Rockefeller
(agente statunitense dell’impero europeo dei Rothschild);
- Morgan (che dopo la morte del fondatore JP Morgan e il Glass-Steagall
Act del 1933 che scinde le banche di deposito da quelle di affari,
l’istituto si biforca in JP Morgan e Morgan Stanley & Co.);
- Kuhn, Loeb & Co.;
La seconda metà
dell’Ottocento è proprio il periodo basilare nella nascita delle
principali lobbies e industrie del pianeta. Nascono non solo le imprese
cinematografiche, ma praticamente sorgono le più importanti industrie di
ogni genere: farmaceutiche, acciaio, agro-alimentari,
petrolifere-energetiche, ecc.
La nascita di questi colossi è stata permessa dalle banche d’affari
dell’epoca che hanno finanziato.
Quali erano queste banche? Risponde Carrol Quigley, docente di storia a
Princeton e Harvard: “i nomi di talune di queste banche ci sono
famigliari, e dovrebbero esserlo anche di più. Sono i Baring, Lazard,
Erlanger, Warburg, Schroder, Seligman, Speyer, Mirabaud, Mallet, Lazard,
e soprattutto i Rothschild e i Morgan”. Di queste 12 banche, ben 9
erano di proprietà ebraica, e se teniamo conto che Morgan era un agente
americano dei Rothschild, il numero sale a 10.
Secondo il The
American Jewish Experience, le principali banche americane di
origine ebraica alla fine del XIX secolo erano: J.S. Bache, Hellman,
Sears & Roebuck, Goldman & Sachs, R.H. Macy, Abraham & Strauss, Albert
Loeb, J.W. Seligman, S.W. Straus, Wertheim, Steinhardt, Lewisohn,
Guggenheim, Kuhn & Loeb, Speyer, Belmont, Hallgarten, Lehman, Heidelbach
& Ickelheimer.
Le sei maggiori case hollywoodiane, l’oligopolio che controlla e
gestisce ancora oggi la filmografia a livello planetario, non solo sono
state fondate con i soldi delle banche ebraiche qui sopra elencate, ma
tutte sono nate da imprenditori ebrei: Paramount (Zukor), Warner Bros
(Warner), Loew-MGM (Mayer), Twentieth Century-Fox (William Fox),
Universal (Laemmle), Columbia (F.lli Cohen).
“Al giorno d’oggi sei produttori decidono in merito al novanta per cento delle sceneggiature e montano il novanta per cento dei film”. Frank Capra, regista
Note
[1] “Trafficanti di sogni. Hollywood,
creatura ebraica”, Giantonio Valli, ed. Effepi
[2]
“Tutti
gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”,
frase celebre tratta dal romando “La fattoria degli animali” del
1947 di George Orwell
[3] Idem, pag. 264
[4] Intervista alla d.ssa Ida Magli dal
“Civico20 News” di Torino. 2 marzo 2011,
www.bdtorino.net
[5] Idem
[6] Idem, pag. 285