Rientrati
da Kabul, quattro "berretti verdi" uccidono le mogli. In due casi
i soldati dopo aver ammazzato si sono suicidati.
WASHINGTON - La fatica di vivere dopo avere imparato a uccidere, la
maledizione del "Rambo" divenuto di schianto inutile, colpisce
anche i reduci dall'Afghanistan, come ha colpito tanti guerrieri prima di
loro. Nel nido delle forze speciali americane, dei berretti verdi, degli
"eroi" celebrati alla partenza e dimenticati al ritorno, a Fort
Bragg in North Carolina, muoiono quattro donne in sei settimane, uccise
anche loro, senza burqa e senza Corano, dalla invisibile guerra afgana.
In un mese, quattro di quegli eroi delle Special Forces hanno ammazzato le
loro mogli e fidanzate, donne colpevoli di niente altro che sospetti di
tradimento, bisticci, problemi di fatture da pagare. Di essere le compagne
di perfette killing machines, di armi umane alle quali gli istruttori non
sono riusciti a mettere la sicura e togliere il caricatore.
Vecchissima, nuovissima tragedia, questa del ritorno a casa del guerriero
che non riesce mai davvero a tornare a casa, Rambo e anche Ulisse senza
catarsi finale e senza Itaca, che vagano sballottati nella banalità dei
problemi quotidiani e combattono i duelli e le battaglie che l'esercito
gli ha trapanato in testa. "Rambismo", choc bellico,
schizofrenia, paranoia da "sindrome post traumatica", i nomi e
le etichette che la cultura popolare e la psichiatria hanno appiccicato al
disadattamento di tanti reduci sono numerosi quanto i veterani delle
guerre che l'America ha combattuto. Gli ospedali della Veteran
Administration, sono pieni di mutilati e invalidi nello spirito, accanto
ai mutilati e invalidi nel corpo. E se l'immensa maggioranza dei boys, ora
anche delle girls tornate a casa dalla guerra riescono a riprendere la
loro vita civile, sempre, dopo il Pacifico e la Normandia, dopo la Corea,
dopo il Vietnam, dopo il Golfo, dopo l'Afghanistan, ci sono i casi come
questi, che avviliscono la retorica della "bella guerra".
Nessuno dei quattro berretti verdi assassini era o è un criminale e chi
di loro non si è suicidato, ha confessato in fretta il delitto e ha
condotto gli sceriffi sul luogo della tragedia. Il sergente Brandon Floyd,
Special Forces, reduce dalla battaglia di Kandahar, era il solito
"bravo ragazzo tranquillo" di tutte le interviste post mortem,
che "voleva molto bene alla moglie" Andrea e ai tre figli. Il
loro abbraccio con prole alle ginocchia, ripreso in maggio dai fotografi
della base quando era sceso dal C-131 al rientro in aprile, era stato tra
i più lunghi e stretti, nel garrire enfatico delle bandiere. Ora, nessuno
sa spiegare perché abbia sparato alla sua Andrea e poi si sia ammazzato
nel letto matrimoniale, dove la polizia militare ha trovato venerdì
scorso i due corpi.
Il sergente maggiore William Wright, Terzo Reparto Special Forces, era
tornato appena un mese fa dalle valli di Tora Bora, dove aveva guidato il
proprio plotone nella umiliante moscacieca contro il fantasma di Bin Laden
"vivo o morto". L'Army gli aveva dato una medaglia e una
promozione, a 36 anni. La moglie, gli aveva dato la notizia che lei si era
stancata di aspettarlo mentre lui andava a veniva sui cargo, per missioni
nei peggiori angoli del mondo e intendeva chiedere il divorzio. Al
sergente avevano insegnato che c'è sempre una soluzione militare a tutti
i problemi, che non c'è nulla che un severo addestramento e un'arma
pulita non possano risolvere, sissignore.
Ha sparato alla moglie, ne ha sepolto il corpo in un boschetto poi si è
scosso, come accade ai reduci che ruzzolano dal letto nel sonno per
sfuggire a un proiettile o a un assalto. E' andato dallo sceriffo per
confessare. Lo ha condotto al luogo della sepoltura. La moglie era stata
rinchiusa, a termini di regolamento, dentro una body bag di plastica e
sepolta bene, senza lasciare tracce, coperto di foglie e frasche, come
devono fare le forze speciali quando seppelliscono un compagno caduto in
terreno ostile.
Di lui, il guerriero tradito, conosciamo almeno il motivo, il divorzio
vissuto come un tradimento doppio, dell'uomo e della patria. Di Rigoberto
Nieves, sergente anche lui, come sono tanti dei migliori e dei più
coraggiosi tra le Special Forces, non sappiamo invece nulla, altro che la
polizia lo ha trovato morto suicida accanto a Teresa, alla moglie, sempre
in quel letto matrimoniale dove i Rambo spenti consumano la sconfitta
della loro umanità, sempre con l'arma di servizio. E ce n'è un quarto,
il sergente Cedric Ramon Griffin, che lo sceriffo di Fayetteville, una
cittadina satellite dell'enorme base, accusa dell'assassinio della
fidanzata. Cedric in Afghanistan non ci è mai andato, ma ha ucciso
ugualmente la sua donna.
I cappellani, i rabbini, i mullah e gli psicologi assegnati a questa
disneyland armata tra i boschi delle Carolinas, dove si addestrano
l'82esima divisione aereotrasportata con i Rangers dell'Army e le Special
Forces, informano che le chiamate e le grida di soccorso di moglie e
fidanzate prese a pugni, sono schizzate a cifre record, da quando i reduci
sono cominciati a rientrare dall'Afghanistan, dalle Filippine, dai
territori dove a volte le famiglie neppure sanno che i loro uomini sono in
guerra. Parlano della depressione che travolge questi guerrieri, affilati
in anni di addestramento, lanciati in missioni sempre segrete, talvolta
sporche, senza conforto di marcette, gagliardetti e telegiornali, gonfi di
adrenalina e di paura, in territorio ostile.
Uomini speciali, predatori solitari o in piccoli branchi, abituati a non
contare su nessuno, altro che su loro stessi, che i comandi utilizzano
sempre più spesso per evitare l'imbarazzo, i costi e i rischi politici di
grandi unità in campo e quindi di possibili grandi perdite. Guerriglieri,
più che guerrieri, arditi e incursori, tirati nei muscoli, nei riflessi e
nell'anima, "i migliori soldati del mondo, con il miglior
equipaggiamento e il migliore addestramento del mondo" come ripete
Bush quando li manda a combattere. Deer Hunters, cacciatori che nessun
nemico può sconfiggere, ma dentro bambini insicuri, che una moglie
irritata in camicia da notte, sul fronte della camera da letto, può
distruggere con una parola e uno sguardo, pagando la vittoria con la vita.
(27 luglio 2002) |