La
stampa lo ha bollato come una bufala megagalattica, la
stragrande maggioranza dei siti internet che ne parlano lo
definiscono una leggenda metropolitana, per non parlare dei
centri di ricerca di tutto il mondo che unanimemente concordano
nella totale mancanza di evidenze scientifiche che ne dimostrino
la sua cancerosità: stiamo parlando del Sodium Lauryl Sulfate,
popolarmente conosciuto come SLS.
Nonostante
tutte le smentite ufficiali il numero delle persone che lente
alla mano controllano gli ingredienti dei saponi, uno per uno,
con la debole speranza nel cuore di non trovare scritto SLS, fa
veramente impressione.
Una ricerca disperata e minuziosa che non ha nulla da invidiare
ai monaci certosini sia perché quasi ogni detergente in
commercio lo elenca tra gli additivi, ma soprattutto per via dei
nomi e/o sinonimi
(oltre centocinquanta) usati dalle industrie chimiche che vanno
dall’esotico al latino: Duponol; Dodecyl Sodium Sulfate;
Monodecyl Ester, Sodium Salt, ecc.
Osservazioni, queste, non nuove al pubblico di Nexus che ha
avuto già modo di informarsi sulle problematiche legate a
prodotti tossici e/o sostanze pericolose per l’ambiente e per
l’uomo, tra i quali proprio il «caso SLS» trattato l’anno
scorso sul numero 30.
Un lettore attento potrebbe a questo punto domandarsi il perché
riproporre un argomento già trattato in passato. Per rispondere
a questa domanda è necessario fare un passo indietro e andare a
spiegare, anche per quelle persone che non sono aggiornate
sull’argomento o che non usano internet, come è nato il caso
e perché esso continua ancora oggi.
Qualche anno fa, per la precisione l’estate del 1998, nella
rete delle reti (internet) ha iniziato a circolare una e-mail,
poi diffusa tipo catena di S. Antonio, nella quale si denunciava
la presenza nei saponi e detergenti casalinghi di sostanze molto
pericolose per la salute. Ricerche universitarie statunitensi dimostravano,
sempre secondo questa e-mail, la cancerosità di un additivo: il
SLS contenuto nella stragrande maggioranza dei saponi.
Non si parlava dei classici detersivi per la casa la cui
tossicità è fuori da ogni discussione ma saponi per le mani e
il corpo, shampoo per grandi e piccini, dentifrici, ecc. insomma
tutto quello che fa schiuma e serve a pulire.
La diffusione di questa allarmante notizia è stata così
capillare da interessare, come abbiamo già detto, anche i media
in generale: articoli sono apparsi su quotidiani nazionali e
internazionali, riviste mediche e scientifiche, per non parlare
di trasmissioni televisive. La conclusione per tutti è stata:
bufala gigantesca e/o leggenda metropolitana!
Nonostante le smentite ufficiali, come si diceva, una
buona fetta della popolazione, probabilmente la maggioranza, si
sente ancora tutt’altro che tranquillizzata. Le moltissime
lettere pervenute in redazione lo dimostrano.
Stiamo per caso
assistendo alla perdita di fiducia in quelle istituzioni
scientifiche che dovrebbero controllare e prevenire gli effetti
secondari della chimica sulla salute? Be’, avere dei dubbi a
tal proposito è certamente legittimo e la storia ne è
testimone: quante sono le sostanze ritenute innocue per decenni
poi rivelatesi tossiche e pericolose? Per non parlare delle
malattie nuove che compaiono a ritmo sempre più frequente e
delle allergie a sostanze chimiche, una per tutte la Sensibilità
Chimica Multipla che impazza in questi anni.
Quello che sappiamo per certo è che le fonti ufficiali citate
direttamente nella e-mail come l’University of Pennsylvania e
indirettamente come l’IEO, l’Istituto Europeo di Oncologia,
hanno subito preso le distanze dalle affermazioni riportate.
Quest’ultimo addirittura nelle pagine del sito web (www.ieo.it)
incolpa una sua dipendente rea di aver partecipato alla
divulgazione della “catena di S. Antonio” usando l’account
postale dell’Istituto. Non solo ma il comunicato stampa,
visibile quando si entra nella home page, conclude precisando
che non esistono evidenze scientifiche che dimostrino effetti
cancerogeni della sostanza Sodium Lureth Sulfate.
Avrete di sicuro notato che qui si fa riferimento al Sodium
Laureth Sulfate e non al Sodium Lauryl Sulfate! La
sottile differenza la capirete alla fine dell’articolo.
Attenzione, nessuno vuole in questa sede criminalizzare la
chimica: sarebbe troppo lungo catalogare e criticare le svariate
centinaia di migliaia, qualcuno parla addirittura di un milione,
di sostanze chimiche che circondano la nostra vita
quotidianamente, per cui per il momento ci accontentiamo di
capire cos’è e a cosa serve questo benedetto o maledetto
solfato di sodio lauril.
Il Sodium Lauryl Sulfate è un tensioattivo, cioè un
sostanza chimica che ha la capacità di diminuire la tensione
superficiale dell’acqua, ossia l’adesione della
particelle di sporco e di grasso permettendone la rimozione con
l’acqua corrente. Sarebbe come dire, i chimici perdonino il
linguaggio, che aumenta il potere pulente dell’acqua.
Fa parte anche degli schiumogeni, cioè facilita la produzione
di schiuma - questo è lampante quando usiamo saponi e/o shampoo
- anzi se siamo onesti dobbiamo ammettere che se un prodotto non
fa schiuma pensiamo immediatamente che non lavi. A questo
proposito è bene sottolineare che potere schiumogeno e
irritabilità cutanea sono strettamente correlate;
non solo ma un prodotto fortemente schiumogeno è sicuramente
irritante per la pelle e gli occhi.
Come mai il SLS è diffuso a tal punto che quasi ogni
prodotto lo contiene in percentuali più o meno diverse?
Sicuramente l’esiguo costo di produzione gioca un ruolo
significativo, e le aziende ne sanno qualcosa, non meno
importante però c’è anche la caratteristica di essere
inserito con facilità nelle formulazioni liquide, cioè nei
saponi liquidi. Visto che ultimamente il mercato li richiede
maggiormente rispetto alla classica saponetta anche questo
secondo punto non è da scartare.
Quindi, stabilito che il SLS costa molto poco ed è
facilmente lavorabile andiamo a vedere la sua implicazione a
livello salutare.
Come dicevamo prima, nell’articolo dell’accademica Nina
Silver intitolato Prodotti tossici, etichette ingannevoli
pubblicato nel numero 30 di Nexus sono stati presentati i
rapporti più contraddittori in merito al solfato di sodio
lauril. “Secondo Ruth Winter, autore del libro A
Consumer’s Dictionary of Food Additives il SLS è
soltanto un irritante per la pelle, per Epstein e
Steinman, autori del The Safe Shopper’s Bible, esso
risulta irritante anche per gli occhi e le mucose”. “Judi
Vance, autrice del libro Beauty To Die For, invece
si spinge oltre facendo riferimento a degli studi giapponesi che
evidenziano un danno al DNA”.
Avete capito bene? Qui si parla di possibili danni al DNA!
A questo punto non potevamo non andare a spulciare i principali
database medico governativi alla ricerca di informazioni
aggiuntive in grado di chiarire una volta per tutte il mistero.
Quello che è saltato fuori è molto interessante.
Secondo il Toxicology Data Network,
dell’Istituto Nazionale della Sanità (NIH, National
Institute of Health) il SLS produce reazioni
allergiche di sensibilità,
secca la pelle e le mucose, provocando
gravi irritazioni agli occhi. Fin qui nulla di eccezionale!
Però nello studio della Invitrogen Corporation del 23 Marzo 1998, oltre
ai sopraccitati effetti si aggiungono problemi vascolari,
polmonari e complicanze su embrioni e/o feti (fetotoxicity).
La cosa si fa un po’ più seria invece in uno studio, sempre
del Toxicology Data Network, denominato Effetti degli
additivi farmaceutici sulla sintesi e nei meccanismi di
riparazione del DNA (Effect of pharmaceutical additives on the
synthesis of DNA and on repair mechanism), perché al SLS
viene imputato l’effetto di bloccare la sintesi del DNA. Cosa purtroppo confermata
anche dal CDC, il Centro per il Controllo e la
Prevenzione delle malattie (Centers of Disease Control and
Prevention) statunitense, che nel Registro degli effetti
tossici delle sostanze chimiche (Registry of Toxic
Effects of Chemical Substances) del NIOSH,
l’Istituto Nazionale per la Sicurezza e la Salute nel Lavoro (National Institute for Occupational Safety and
Health) elenca il Sodium Lauryl Sulfate come una
sostanza in grado di inibire il DNA nel fegato di ratto, nel
porcellino d’india e
perfino nei linfociti umani.
Secondo questa ricerca ufficialissima, le dosi che provocano
questa inibizione del DNA sono nel fegato di ratto 243mmol/L,
nel porcellino 60mmol/L
e nell’uomo 100mg/L
Quindi sono necessari 100mg/L (100 mg per litro) di SLS
per provocare l’inibizione dell’acido desossiribonucleico
(DNA) all’interno dei linfociti!
Non finisce qui! Il SLS tra le altre cose sarebbe anche
in grado di provocare mutazioni in microrganismi come il
Saccharomyes Cerevisiae alle dosi di circa 3,500mmol/L,
e addirittura 200mg/L provocherebbero mutazioni in qualsiasi microrganismo.
Esperimenti simili sono stati -purtroppo diciamo noi che
aborriamo simili crudeltà- eseguiti anche su animali da
laboratorio dalla Mallinckrodt Chemicals
e i risultati, pubblicati nel Material Safety Data Sheet
ricalcano i precedenti: effetti mutageni e teratogenici!.
Cosa possiamo aggiungere? Certamente a questo punto fa sorridere
sapere che secondo l’Hazards Toxicity, il Sodium Lauryl
Sulfate figura
nell’elenco delle sostanze chimiche che producono danni seri
all’apparato gastrointestinale.
Naturalmente a questo punto è d’obbligo precisare che tutti
questi studi fanno riferimento alla sostanza chimica pura, cioè
a quel solido di colore bianco che può essere in polvere oppure
in scaglie con un leggero odore amarognolo. La sostanza
contenuta nei prodotti per l’igiene invece è in diluizione
che varia da prodotto a prodotto.
Se consideriamo che nelle formulazioni commerciali la sua
percentuale supera raramente il 20% e che viene risciacquato
con molta acqua, si può stare tranquilli?
Nessuno, in base alle conoscenze attuali, può naturalmente
rispondere in maniera definitiva e assoluta a questa domanda.
Tirando le somme della ricerca, alla domanda se il Sodium
Lauryl Sulfate provoca il cancro, la risposta -ad oggi - è probabilmente
no! L’implicazione logica che ne consegue è che la relazione
SLS = cancro è effettivamente una leggenda metropolitana!
Ma allora è tutta una buffonata colossale? Ci hanno preso in
giro per anni con la storia degli schiumogeni tossici, e invece
è tutto falso?
Certamente
se non prestiamo attenzione alle parole usate, diventa difficile
salvaguardare la salute pubblica e possiamo stare certi che
hanno effettivamente ragione: siamo stati raggirati. Se invece
ascoltiamo con attenzione i cosiddetti esperti della
prevenzione, e soprattutto leggiamo tra le righe dei comunicati
ufficiali, possiamo imparare tante cose interessanti!
Vi ricordate per esempio poco tempo fa le affermazioni dei più
illustri scienziati sulle onde elettromagnetiche? “Non sono
la causa del cancro?” dicevano all’unisono. Difficile
smentirli, perché molto probabilmente non sono le onde di per sé
a provocare il cancro (avete notato l’importanza del dosaggio
verbale?), ma è vero, aggiungiamo noi, che sono dei
cofattori straordinariamente rilevanti nella manifestazione
della patologia degenerativa: e le prove certamente a riguardo
non mancano!
Avrete capito a
questo punto come mai spesso e volentieri nelle smentite
ufficiali si cita il Sodium Laureth Sulfate (SLES) al
posto del Lauryl. Non è un errore di distrazione e
neppure un sinonimo della stessa sostanza: semplicemente il Laureth
è una sostanza irritante, ben diversa quindi dal Lauryl,
e le uniche ricerche scientifiche pubblicate sono quelle del Toxicology
Data Network.
Ma tornando al discorso di prima, delle onde elettromagnetiche,
chi può allora affermare che non sia la stessa cosa? Vero che
il Sodium Lauryl Sulfate di per sé non è cancerogeno
(almeno fino ad oggi), ma potrebbe certamente rientrare in quei
cofattori soggettivi scatenanti! Un sospetto questo pesantemente
aggravato dagli studi del Centers of Disease Control and
Prevention statunitense che lo descrivono come una sostanza
in grado di danneggiare la molecola più importante della vita:
il DNA.
Danni che al momento purtroppo, o per fortuna, non sono
quantificabili.
Cosa fare a questo punto? Noi naturalmente non siamo in possesso
della bacchetta magica per risolvere tutti i problemi, però se
qualcuno nutrisse dubbi in merito alla non tossicità di questi
schiumogeni, può contattare la redazione di Nexus,
all'indirizzo info@nexusitalia.com,
per avere un elenco non completo ma certamente sufficiente di
prodotti che non dovrebbero, il condizionale è d’obbligo,
contenere queste sostanze. Prodotti magari più semplici, che
fanno meno schiuma, ma che stando alle dichiarazioni delle case
produttrici sono formulati partendo da sostanze naturali e non
tossiche.
Per concludere, quello che è emerso da tutta questa triste
vicenda è una società completamente impregnata dalla chimica:
una chimica che purtroppo è molto spesso sconosciuta e la cui
tossicità viene ignorata, o comunque ridimensionata, da coloro
che invece dovrebbero salvaguardare la salute pubblica!
Marcello
Pamio
Tratto
da Nexus
Magazine nr.38
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