I
miti della scienza
Il dio
Scienza e i suoi comandamenti
Intervista al biologo di fama mondiale Rupert Sheldrake
A cura di Elsa
Masetti, tratto
dall'ultimo numero di “Scienza & Conoscenza” n. 47,
www.scienzaeconoscenza.it/riviste/rivista-47.php
Per gentile concessione a
www.disinformazione.it
Il credo materialista, professato da scienziati che hanno assunto l’autorità di un nuovo sacerdozio, ha trasformato la scienza da un metodo d’indagine aperto e flessibile a un massiccio sistema di convinzioni. Rupert Sheldrake, uno degli scienziati più innovativi a livello mondiale, ci spiega – dopo averli elencati e indagati nel suo ultimo libro – perché i dogmi della scienza sono limitanti, un potenziale pericolo per il futuro dell’umanità. Sheldrake ci invita a porci con coraggio nuove domande, offrendoci al contempo possibilità di scoperta inimmaginabili e una nuova visione del reale e di ciò che è possibile.
E primo fu il
Verbo… quello della Scienza
E in seguito Esso creò i sui comandamenti: dieci. Ovvio.
Sembra essere
un condizionamento quasi universale: “Se la scienza dice che è vero deve
essere così”. Da dove deriva questa fede nella scienza?
La
scienza possiede un’autorità enorme perché i suoi risultati tecnologici
sono impressionanti. I computers, internet, i telefoni cellulari, i jet,
impressionano tutti, e a ragione.
Sono nuovi nella storia dell’umanità e la scienza li ha resi possibili.
Allo stesso modo, tutti sono giustamente impressionati dai trionfi della
medicina moderna, come gli antibiotici e la chirurgia mininvasiva.
Questo rende la scienza estremamente importante nel mondo contemporaneo.
E da quando la scienza moderna è iniziata – nel XVII secolo – si è
sempre basata sullo slogan di Francesco Bacone, il principale profeta
della scienza: “la conoscenza è potere”.
Nel XIX secolo essa è diventata il principale interesse dei movimenti
sociali che volevano stabilire una nuova agenda politica, come il
comunismo, che si dichiarò scientifico. Questi movimenti sociali
impostarono la scienza come fonte di autorità che rivaleggiasse con la
religione. Erano spesso antireligiosi e vedevano gli scienziati come una
nuova forma di sacerdozio. Ed è andata avanti così. Con ogni nuovo
trionfo della scienza e della tecnologia il prestigio è aumentato,
almeno fino ai tempi recenti. Tuttavia ora la scienza è diventata per
molte persone un sistema di credenze dogmatico e c’è una crescente messa
in discussione dei suoi presupposti. E, giacché, gli effetti nocivi,
suoi e della tecnologia globalizzate, diventano più evidenti, attraverso
il fenomeno del cambiamento climatico, ancor più diventa importante
porsi domande su ciò che accade.
La realtà è
materiale? Se non lo è, le dispiacerebbe spiegare a nostri lettori la
sua conoscenza diretta di ciò?
Naturalmente parte della realtà è materiale, fatta di materia. Nessuno
sarebbe in disaccordo su questo. La filosofia del materialismo, però,
afferma che tutto è, in ultima analisi, materiale, anche la coscienza.
Le nostre menti non sono altro che il prodotto del cervello. L'attività
mentale è attività cerebrale e niente più.
Non è questo il presupposto con cui la scienza moderna ha avuto inizio.
Nel XVII secolo si basava su una netta dualità tra mente e materia.
Cartesio pensava che tutta la materia fosse incosciente e meccanica, i
corpi umani erano inconsci e meccanici a parte l’interazione con la
mente conscia in una piccola regione del cervello. Le uniche menti
coscienti nell'universo erano quelle degli esseri umani, degli angeli e
di Dio. Questo estremo dualismo permetteva alla scienza meccanicistica
di coesistere con la religione, e concedeva agli scienziati di rimanere
religiosi pur trattando la natura come meccanica. C'è stato, però, un
cambiamento nel XIX secolo, quando coloro che si opponevano al dualismo
cartesiano hanno provato a sostituirlo con un monismo di un tipo o
dell’altro. Gli idealisti hanno cercato di sostenere che tutto era
mente, e i materialisti che tutto era materia. I materialisti hanno
trionfato e nel tardo XIX secolo il materialismo diventa la visione del
mondo di default – predefinita – delle scienze.
Ci sono però due problemi fondamentali con quest’atteggiamento.
Il primo è che la fisica stessa ha trasceso il materialismo perché la
materia non è più il suo ultimo principio esplicativo. La materia stessa
è spiegata in termini di campi e di energia. Un elettrone è una
vibrazione all'interno di un campo di elettroni, un atomo è un modello
vibratorio di attività all'interno dei campi quantistici di nuclei ed
elettroni. La materia è diventata un processo piuttosto che una cosa.
In secondo luogo il materialismo non fornisce alcuna spiegazione per la
coscienza e, in effetti, da un rigoroso punto di vista materialistico,
la coscienza non dovrebbe esistere. Tuttavia esiste, almeno negli esseri
umani. Nel campo degli studi sulla coscienza, vi è ora un vivace
dibattito sulla filosofia materialista, e un numero crescente di ex
materialisti stanno adottando una diversa filosofia della natura, il
panpsichismo, secondo il quale vi è un qualche aspetto della mente a
tutti i livelli della natura nei sistemi di auto organizzazione, anche
negli elettroni e negli atomi.
Nella sua
esperienza scientifica esiste la coscienza? Se sì, come lo sa?
La
scienza stessa è basata sulla coscienza. Nella teoria quantistica è
generalmente riconosciuto che tutte le osservazioni richiedono degli
osservatori e quindi le menti dei fisici. Ma questo è vero per qualsiasi
tipo di osservazione. Osservare richiede degli osservatori e quindi
delle menti. La Scienza nasce dall’esperienza umana e questa non può
essere spiegata semplicemente in termini di scienza materialista. Questo
è un punto logico semplice ed evidente. La scienza presuppone la
coscienza e quindi non è in grado di spiegare ciò che essa stessa
presuppone.
Potrebbe
sembrare, dalle sue parole, che mente e coscienza siano la stessa cosa,
è così?
Non
penso che la mente sia uguale alla coscienza, perché, naturalmente,
molta della nostra mente è inconscia. Credo che gli aspetti abituali
della mente siano ampiamente inconsci, come le abitudini in generale. La
nostra coscienza riguarda in gran parte azioni potenziali, il futuro e
le scelte tra più possibilità.
Qual è secondo
lei il taboo della scienza più duro a morire?
Come
mostro nel mio libro, Le illusioni della scienza, ci sono dieci
dogmi fondamentali e ognuno di essi è protetto da tabù. Mettere in
discussione uno di questi dogmi provoca in automatico attacchi dai
difensori dell’ortodossia. Molti, del resto, non sono consapevoli della
maggior parte di tali tabù. Per esempio l’idea che la memoria sia
immagazzinata nel cervello è data per scontata da molti tra i non
scienziati così come tra gli scienziati stessi, solo perché non possono
pensare dove altrimenti potrebbe trovarsi. Il tabù di cui molti sono
coscienti, e anche il più fortemente combattuto, è quello contro i
fenomeni psichici. I materialisti credono che la mente sia nient’altro
che il cervello e perciò si trovi dentro la testa. Per questa ragione i
fenomeni come la telepatia dovrebbero essere inesistenti, perché la
mente non può avere effetti a distanza. Le organizzazioni dei cosiddetti
scettici cercano di difendere un materialismo ortodosso negando
l’evidenza di qualsiasi fenomeno psichico e respingendone le prove
scientifiche come imperfette o fraudolente. Ho avuto molte discussioni
con i cosiddetti scettici e la cosa che è diventata più chiara è che la
maggior parte non sa nulla di ricerca sui fenomeni psichici. Essi
credono di sapere in anticipo che questi fenomeni sono impossibili,
quindi non c'è bisogno alcuno di cercarne le prove. Questo è un perfetto
esempio di pregiudizio, che, a mio parere, è anti-scientifico, non
scientifico: inibisce l’indagine e l’esplorazione chiudendo la scienza
dentro limiti dogmatici ristretti.
Se il potere
non è nella conoscenza – come ha affermato Bacone – dove, a suo avviso,
dovrebbe risiedere?
Non c’è
dubbio che il potere sia confermato da un certo tipo di conoscenza. La
conoscenza dalla quale dipendono le tecnologie conferisce un potere
enorme sugli umani. Ci sono, però, ovviamente molti atri generi di
potere. I leader carismatici non derivano il loro potere dal fatto di
conoscere più di altri, ma da una qualità che convince e attrae. Il
potere di grandi leader spirituali può dipendere da una certa
conoscenza, ma è evidente che sia possibile essere un santo senza essere
un filosofo o un teologo.
Possono degli
scienziati che vivono nel quotidiano credendo di essere il loro corpo
(materia) – come quasi ognuno di noi crede – lasciare davvero andare una
visione meccanicistica della scienza?
Così il punto sembra sia a monte della scienza ovvero in un’identità
fuorviante…
Molti
scienziati sono materialisti e quindi negano il libero arbitrio.
Credono anche che la loro mente sia confinata al cervello. In pratica,
però, questo non è il loro modo di vivere. Il sistema di convinzioni dei
materialisti dovrebbe significare che la loro stessa credenza nel
materialismo è solo una conseguenza dell’attività fisica del cervello. A
loro piace credere, però, di aver scelto la loro fede sulla base
della scienza, della ragione e della prova. Essi non si limitano a
crederci perché il cervello impone loro di farlo. Questa è di per sé una
contraddizione. Così i materialisti fanno un'eccezione per loro stessi e
per quelli che conoscono bene. Questa filosofia è, di fatto,
estremamente fuorviante, perché non riceve vero credito da coloro che
affermano di crederci. E se in modo consistente continuano a crederci,
le loro stesse convinzioni sono solo causalmente determinate dal
cervello e potrebbero non avere nulla a che fare con la verità, ma
semplicemente con il condizionamento.
La risonanza
morfica che cosa ha da insegnare a un paradigma scientifico obsoleto? E
al regno della spiritualità?
La
risonanza morfica è un principio generale di memoria in natura. È
rilevante per molti dei dogmi della scienza. Il dogma che le leggi della
natura siano fisse e siano le stesse dal Big Bang è una sbornia
derivante dal vecchio presupposto che la natura sia governata da una
specie di ordine matematico platonico, un assunto che fu più teologico
che filosofico. Alla luce della risonanza morfica, però, nel nostro
universo evolutivo le leggi non hanno bisogno di essere fisse dagli
albori, ma si evolvono. E, in effetti, è meglio pensare a esse come
abitudini più che come leggi, così tutta la natura può avere una sorta
di memoria.
La risonanza morfica getta anche nuova luce sul presupposto standard
nella biologia che l'ereditarietà è interamente materiale e portata dai
geni, da modificazioni epigenetiche dei geni e dall'eredità
citoplasmatica. Essa suggerisce che molto di quello che abbiamo
ereditato è attraverso di essa non attraverso i geni. Come discusso nel
mio libro, c'è, oggi, una crisi al cuore della biologia a causa del
cosiddetto problema dell’ereditabilità mancante, in cui i geni si
prestano a spiegare molto meno di ereditarietà di ciò che si è abituati
ad assumere. Penso che sia perché gran parte del patrimonio della forma
e del comportamento dipenda dalla risonanza morfica. Sappiamo cosa i
geni fanno: essi codificano la struttura primaria delle proteine. Non
codificano per le forme dei volti o gli istinti degli animali. Così i
geni spiegano una parte dell’ereditarietà, ma solo una relativamente
piccola.
La risonanza morfica getta anche una nuova luce sulla natura della
memoria. Il dogma che i ricordi siano immagazzinati all'interno del
cervello è generalmente dato per scontato, ma le prove a suo favore sono
sorprendentemente scarse. Penso che il cervello sia più simile a un
ricevitore TV che a un videoregistratore, ed è un sistema di accordatura
che consente alle memorie di essere recuperate dalla risonanza morfica.
Ricordiamo le nostre stesse memorie perché assomigliamo più a noi stessi
nel passato più che ad altre persone, ma la memoria individuale e quella
collettiva, da questo punto di vista, sono diverse solo in scala, e sono
aspetti differenti dello stesso fenomeno.
Anche nel regno spirituale ci sono campi, o abitudini, o modelli nei
rituali e nelle pratiche tradizionali. Penso che questi sintonizzino i
praticanti odierni con quelli che hanno praticato gli stessi rituali o
pratiche spirituali in passato, portando a collegamenti attraverso il
tempo entro le tradizioni spirituali.
In medicina, la
scienza spesso mostra il suo punto di vista cieco e a breve termine.
Recentemente mi sono trovata a leggere un libro di Michel Odent – un
ostetrico francese che ha dedicato la sua pratica e la ricerca alla
nascita. Egli è arrivato al punto – attraverso studi e indagini campione
– che la capacità di amare, noi stessi e gli altri, si giochi nella
prima ora, e include il rilascio naturale del feto dal grembo materno.
La scienza medica, forte della tecnologia, sta scoprendo la facilità e
la convenienza del parto cesareo programmato. Le statistiche sono
positive: meno dolore e soprattutto meno rischio per la madre e il
bambino.
Non sembra che si tratti solo della scienza obsoleta, piuttosto
dell’abitudine umana a preferire la comodità all’amore. Le va di
commentare?
La
medicina meccanicistica parte da un punto di vista molto limitato,
poiché si basa sulla teoria che il corpo non è altro che una macchina e
che la medicina dovrebbe funzionare fisicamente o chimicamente, mediante
la chirurgia o i farmaci. Tutti sanno che molto di più vi è coinvolto.
Anche la medicina convenzionale ha rilevato il potere dell'effetto
placebo, che dipende da credenze, speranze e aspettative, nessuna delle
quali è materiale. Non ho studiato le ricerche di Michel Odent, mi
sembra tuttavia una questione empirica, non ideologica. Se uno studio su
persone nate da parti cesarei programmati mostra che, in media, questi
presentano diversità da quelli nati da parto naturale, allora ciò
potrebbe dirci qualcosa circa gli effetti a lungo termine del processo
di nascita. Se si scopre che i parti cesarei portano a problemi, più
tardi nella vita, allora questa sarebbe una buona evidenza scientifica
per non farli, solo perché compatibili con la comodità dei medici o i
desideri di convenienza delle madri. Naturalmente in alcuni casi i parti
cesarei sono necessari ed è importante non peggiorare la situazione
raccontando a chi è nato da cesareo che è in qualche modo danneggiato
per la vita.
Penso che il modo migliore di procedere nella ricerca medica è
attraverso l’indagine comparativa dell'efficacia, scoprire ciò che
funziona indipendentemente dalla teoria o dall’ideologia. Quando le
persone sono malate e chiedono di essere curate, vogliono sapere che
cosa funziona, e non importa molto la teoria che ci sta dietro. Non c'è
dubbio che la medicina meccanicistica è un grande successo in alcune
aree, ovviamente ne ha di meno in campi che riguardano i pensieri, le
idee, le credenze, le abitudini, i problemi spirituali o i modelli
familiari ereditati. Altre sono, in questi campi, le forme di terapia,
magari molto più efficaci, anche per aiutare le persone a condurre una
vita sana, in modo da ammalarsi di meno e avere meno problemi di salute.
Si tratta, in altre parole, di quelle pratiche che promuovono la salute
piuttosto che limitarsi a curare la malattia.
Sì, la ricerca
di Odent (La nascita al tempo della plastica, Aam Terranuova) è
empirica, riporta già studi campione su effetti a medio, lungo termine
ed esorta a molte più ricerche sul lungo raggio.
La natura non depriva nessuno del suo supporto, quindi i bambini nati da
cesareo possiedono sicuramente risorse che gli altri non hanno… anche
queste andrebbero studiate.
Il campo
morfogenetico e la risonanza morfica
Il
campo morfogenetico o morfico (dal greco morphe, forma, e genesis, messa
in essere, che genera), è, nell’ipotesi di Rupert Shaldrake, un vero e
proprio campo di memorie. Questo significa che, in ogni sistema, esso
esercita la sua influenza sui sistemi successivi, mediante un processo
chiamato risonanza morfica, una sorta di telecinesi-trasmissione di
memorie. Per fare un esempio, tale campo informato spiega il motivo per
cui una cellula di una pianta si differenzia in quella di una foglia
piuttosto che in una di radice. Essa si sintonizza, per così dire,
attraverso la risonanza morfica, con i campi morfogenetici di tutte le
foglie precedenti della stessa specie. Questo processo si determina per
tutti i sistemi riscontrabili in natura, compresi i campi che sottendono
le relazioni umane. Si tratta di un fenomeno empirico, di cui è
riscontrabile l’effetto. Inoltre, tale campo di memoria non è
memorizzato nel cervello, ma è un campo d’informazioni al quale si può
accedere mediante il cervello.
Chi è Rupert
Sheldrake
Rupert
Sheldrake è un biologo, autore d’innumerevoli pubblicazioni scientifiche
e di ben dieci libri. Ha anche credenziali impeccabili come biochimico,
a Cambridge e a Harvard.
Ricercatore molto innovativo e amante di un approccio scientifico
autentico – che continua a indagare liberamente – vanta scoperte, studi
e ricerche di ineccepibile rigore, nonostante gli ortodossi vogliano
tacciarlo come eretico per la sua teoria sulla risonanza morfica e la
ricerca sulle capacità psichiche naturali.
www.sheldrake.org
Tratto
dall'ultimo numero di “Scienza & Conoscenza” n. 47,
www.scienzaeconoscenza.it/riviste/rivista-47.php