Nella Svizzera di fine Ottocento, paradiso di salute, si muoveva un medico dalle idee innovative.
Il
bistrattato dottor Max Bircher Benner aveva ragione, oggi lo dice la scienza
A cura di Annamaria Lorefice, tratto da “Gazzetta Svizzera”, n. 4 aprile 2016
Lugano – In primavera c’è un’innata propensione, una sentita esigenza di rinnovare il Proprio organismo, il desiderio di sole, aria, passeggiate e cibi freschi. In poche parole di salute, di benessere psicofisico. Non a caso le fiere del benessere si susseguono all’inizio della bella stagione in ogni dove. Un tempo, le Alpi svizzere erano il “paradiso della salute internazionale”. Terme, sanatori, cliniche erano situate in magnifiche località dove attingere tanta aria e acqua purissime. Gli stranieri amavano soggiornare tra la Svizzera interna e il Canton Ticino semplicemente per rigenerarsi oppure per curare le loro patologie, tanto che la Svizzera, a cavallo tra Ottocento e Novecento, era definita il “sanatorio d’Europa” per il corpo e l’anima. In questo scenario si muoveva un nostro connazionale assurto alla gloria nell’ambito della medicina alternativa e oggi citato e riproposto a livello mondiale, il medico zurighese Max Bircher Benner (1867 Aarau-1939 Zurigo).
Considerato tra i più grandi terapisti mondiali di tutti i tempi, il dr. Bircher Benner (Benner è il cognome della moglie che egli aggiunse al suo), venne sminuito e ridicolizzato dai suoi colleghi: aveva idee semplici e chiare su come evitare o curare le malattie, ma troppo avanzate per poter essere digerite dai medici di allora (ma anche di oggi). Idee basate su stile di vita e alimentazione improntate alla salubrità. Idee che, nonostante le controversie con gli accademici tradizionalisti, gli valsero il riconoscimento di illustri personaggi affetti dai più svariati mali e da lui guariti. Ospiti del suo Sanatorio furono personalità come gli zar di Russia, i membri di famiglie reali europee, Hermann Hesse, Rainer Maria Rilke, Sir Stafford Cripps (Ministro di Affari Esteri di Churchill), Golda Meir e Thomas Mann. Secondo lui, non alle pillole occorre rivolgersi, ma a corretti comportamenti se si vuole preservare la propria salute. Famoso in tutto il mondo è il suo birchermuesli, un piatto a base di avena e frutta fresca.
Maximilian Oskar Bircher
nacque in una famiglia agiata fino a quando un’importante affare andato male del
padre Heinrich, notaio a Aarau, depaupera i fondi della famiglia.
Nonostante ciò, Max riesce a laurearsi in Medicina all’Università di Zurigo. Per
qualche tempo è medico generico in un quartiere operaio zurighese, ma, attratto
dai metodi di cura alternativi, viaggia in Europa per approfondire, oltre
all’ipnosi e altre discipline, i metodi di acquacura di Sebastian Kneipp a
Berlino, la terapia dietetica della clinica di Heinrich Lahmann a Dresda e
l’idroterapia di Wilhelm Wintemitz a Vienna.
Tornato a Zurigo, apre una clinica per la terapia fisica, idroterapia ed elettroterapia. Decide di chiamarla Lebendige Kraft, ossia “forza vivente”. Sebbene vi siano appena sette posti letto, la piccola clinica è situata nella zona ricca di Zurigo, cosicché alcune persone abbienti iniziano a provare le sue cure e, una guarigione dopo l’altra, la voce dell’efficacia di quelle nuove terapie circola in fretta. Ma a cosa di preciso erano dovute quelle guarigioni?
Il medico svizzero non
solo aveva fatto tabula rasa degli insegnamenti medici canonici appresi sui
libri, ma aveva compreso a fondo l’importanza del cibo vegetale crudo.
Secondo la sua visione i vegetali crudi oltre ad offrire vitamine naturali (al
contrario di quelle inorganiche della farmaceutica), minerali e ormoni, sono dei
veri e propri antibiotici naturali potenti e privi di effetti collaterali.
Questi assunti sono oggi
confermati dalle ricerche scientifiche internazionali, anche se poco divulgate.
È stato accertato come le cellule vive dei vege-tali sollecitino una digestione
ottimale, in pratica il cibo vegetale crudo è digeribile in metà tempo di quello
cotto. E gli effetti fermentativi che taluni lamentano e che i medici stessi
attribuiscono all’ingestione di fibre vegetali, non sono per nulla dovuti a
verdure e frutta ma agli altri cibi, animali e industriali, che hanno un costo
digestivo enorme e formano un terreno ideale alle fermentazioni. I vegetali
crudi hanno una funzione eccezionale ed essenziale
per l’organismo: da qui parte la rivoluzionaria terapia del dr. Max Bircher
Benner.
Convinto che i cibi siano vettori di energia vivificante rintracciava quest’ultima solo nei vegetali e non già nella carne di animali. La carne, secondo lui, costituiva l’alimento più povero di energia poiché proveniente da animale morto e per aver subito la cottura. Naturalmente presentò questo assunto ai suoi colleghi medici nel 1900 con l’effetto di venire deriso ed etichettato come ciarlatano. La sua reputazione di accademico venne definitivamente distrutta. In seguito, le sue convinzioni sono state confermate anche, per esempio, da misurazioni in Angstrom dovute alle ricerche dell’ingegnere e ricercatore francese André Simoneton (1871-1947).
Quest’ultimo, ammalato, era guarito grazie ad un’alimentazione ricca di vegetali. Incuriosito, indagò le frequenze vibrazionali degli alimenti, che riuscì a misurare secondo parametri biofisici sul concetto di Einstein (1879–1955) secondo cui tutto ciò che vive emette radiazioni. Ciò fu dimostrato da Simoneton: più le vibrazioni sono alte più l’alimento sarà di qualità superiore. Nella scala Simoneton il cibo crudo vegetale, e specialmente la frutta fresca, è quello che vibra fino alle altissime frequenze dei raggi infrarossi. Nel 1949 scoprì che alcuni cibi emettevano radianze basse che a lungo andare potevano generare malattie.
Alimenti morti o inferiori
quali cibi cotti o conservati, pasticceria industriale, alcool, sale,
zucchero, carni, salumi, uova, latte, tè, caffè, bevande sintetiche, marmellata,
formaggi, pane bianco, hanno radiazioni Angstrom da quasi nulli o inferiori a
5.000. Alimenti superiori come verdura cruda e fresca: 8.000 Angstrom, mentre la
frutta fresca arriva fino a 10.000 Angstrom.
Katherine Milton, una
eminenza dell’ecologia alimentare e ricercatrice presso l’Università di Berkley
afferma che: «La prevalenza diffusa di problemi di salute legati
all’alimentazione, in particolare nei paesi altamente industrializzati,
suggerisce che molti esseri umani non stanno mangiando in un modo compatibile
con la loro biologia».
Non tutti i cibi forniscono energia vitale: dunque, Max Bircher Benner aveva
ragione.
Le sue convinzioni sul cibo cominciarono a propagarsi non solo presso la
popolazione zurighese. Nel 1903, esce il suo libro intitolato “Brevi fondamenti
della terapia nutrizionale, sulla base della tensione energetica in cucina” e in
poco tempo aumenta la richiesta delle sue terapie, tanto che nel 1904
trasferisce la clinica, ampliandola, in una zona boschiva fuori Zurigo, su una
collina chiamata Zürichberg.
Ribattezza la clinica
“Sanatorium Lebendige Kraft” (Sanatorio Forza Vivente).
Così si svolgeva la giornata dei ricoverati sotto le direttive del dr. Bircher
Benner: levarsi dal letto alle 6 del mattino, fare una passeggiata prima di
colazione respirando ossigeno
rinvigorente del bosco, trascorrere la maggior parte della giornata all’aria
aperta intervallando le attività della clinica quali massaggi, bagni di sole,
docce fredde, danza e musica; andare a dormire alle 21:30. Cibo vivo e
rivitalizzante era offerto agli ospiti della clinica.
Banditi caffè, tè, alcol, cioccolata, tabacco, carni, pietanze molto cotte e
prodotti industriali. La dieta era incentrata sul suo famoso muesli (composto da
una mela grattugiata, avena, una manciata di noci con un po’ di latte fresco
oggi sostituibile con latte di mandorle o di nocciola o di avena, ecc), verdure
crude o al vapore e tanta frutta.
Le medicine erano da lui
prescritte solo in caso di estrema necessità. Nel 1927, dichiara pubblicamente
la sua rinuncia alla carne.
Il dr. Birker Benner soffrì molto della definizione di ciarlatano attribuitagli
dai medici suoi contemporanei. Oggi è finalmente vendicato dalle prove
scientifiche (ricerca di Cambridge (2000) in primis, The China Study (2012), e
altre similari delle maggiori Università mondiali che dimostrano le correlazioni
tra malattie da acidificazione dovuta ai cibi animali e industriali. Le analisi
chimiche hanno comprovato le sue intuizioni circa le proprietà nutrizionali e
curative di verdura cruda e frutta fresca.