Più si beve latte e più
calcio si perde dalle ossa: parola del British Medical Journal
Marcello Pamio - 14
gennaio 2016
Non esiste alimento
migliore. Il latte che sgorga dalle mammelle è da sempre raccomandato da medici
e nutrizionisti per il fabbisogno proteico e soprattutto per l’apporto di
calcio, minerale questo fondamentale per far crescere e mantenere in salute la
struttura ossea.
Fin qui nulla da eccepire se si trattasse del latte di mamma e se le mammelle
fossero di una bella madre e non di una vacca ingravidata artificialmente.
Questa premessa è obbligatoria perché ancora oggi c’è chi confonde le due cose.
Si confonde il latte materno, vero e unico nutrimento basilare per il sano e
corretto sviluppo del neonato d’uomo, con il latte di vacca, alimento
predisposto esclusivamente per la crescita rapidissima dei vitelli.
Confusione questa assai
pericolosa per la salute umana, ma ormai incarnata nell’inconscio collettivo per
la gioia delle lobbies alimentari e farmaceutiche.
Per fortuna sempre più studi scientifici stanno evidenziando e sottolineando
tale rischio, affermando che il latte vaccino non va bene per l’alimentazione
umana.
L’ennesima ricerca arriva dalla svedese università di Uppsala è ed stata
pubblicata su uno dei giornali scientifici più accreditati al mondo, il British
Medical Journal.
Nello studio vengono presi in esame due grandi coorti composte da 61.433 donne
(dai 39 ai 74 anni) e 45.339 uomini (dai 45 ai 79 anni), monitorati per ben 20
anni.
Durante il follow-up medio
di 20 anni, 15.541 donne sono morte e 17.252 hanno avuto una frattura ossea,
delle quali 4.259 all’anca. Per gli uomini in un follow-up medio di 11,2 anni,
10.112 sono morti e 5.066 hanno avuto una frattura, dei quali 1.116 all’anca.
Le conclusioni dello studio svedese non lasciano spazio a nessun dubbio: i
ricercatori hanno scoperto che non solo non vi è stata alcuna riduzione delle
fratture ossee nelle persone che hanno consumato latte, ma addirittura
nelle donne il consumo stesso di latte è stato associato ad una maggiore
probabilità di subire una frattura.
Le persone che
hanno bevuto tre bicchieri o più di latte al giorno avevano il doppio delle
probabilità di morire presto rispetto a chi ne aveva consumato meno di uno.
L’autore dello studio, il
professor Karl Michaelsson, spiega che i loro risultati “possono mettere in
dubbio la validità delle raccomandazioni su un consumo elevato di latte per
prevenire le fratture da fragilità. Un maggior consumo di latte nelle donne e
uomini non è accompagnato da un minor rischio di frattura. Invece può essere
associato ad un più alto tasso di morte”.
Ma non ci hanno sempre detto che per prevenire l’osteoporosi bisogna bere tanto
latte e mangiare tanti formaggi?
Questa cosa è risaputa da sempre in chi si occupa seriamente di nutrizione
umana, mentre è ancora un’eresia da estirpare con ogni mezzo per coloro che
studiano sui libri scritti dalle lobbies farmaceutiche e si basano sulle
piramidi alimentari redatte dalle industrie alimentari!
A parte le sterili
diatribe sul latte sì o latte no, i dati parlano chiaro: nei paesi maggiori
consumatori di latte e latticini vi è il maggior numero di fratture ossee. E
questo è un dato di fatto assodato.
Come si spiega? Come la mettiamo?
Semplicissimo: da una
parte l’elevato contenuto del lattosio, lo zucchero del latte che crea un
ambiente acidificante dato che a livello intestinale viene degradato ad acido
lattico, e tale ambiente fa aumentare le infiammazioni e lo stress ossidativo.
Condizioni queste alla base di un maggior rischio di mortalità e paradossalmente
di fratture ossee.
Nella medesima ricerca tale associazione di rischio è stata osservata anche con
l’assunzione dei derivati del latte come i formaggi, anche se in questo caso
sono andati coi piedi di piombo per non andare a cozzare esageratamente contro
interessi economici enormi (industria casearia).
E’ bene ricordare che il
latte di un mammifero è specie-specifico quindi adatto e perfetto per il
cucciolo di quella specie. Il latte di donna per esempio è perfetto per il
neonato dell’uomo, la cui crescita è molto lenta, mentre il latte di vacca è
perfetto per far crescere molto velocemente il vitello. Un neonato in sei mesi
raggiunge il peso di circa 7/8 kg, mentre nello stesso periodo il vitello oltre
300 kg.
Quindi è normale che il latte vaccino contenga livelli spropositati di ormoni
della crescita (estrogeni ma non solo), cosa che non ha il latte umano. Questo
esubero di ormoni andrà a squilibrare in senso negativo la funzionalità delle
ghiandole endocrine e tutto il delicatissimo asse ormonale umano (ipofisi,
tiroide, seni, ovaie, testicoli, prostata, ecc.).
Altre ricerche hanno
riscontrato che il latte delle vacche da allevamento intensivo (tutto il latte
venduto nella grande distribuzione) contiene un ormone, l’estrone solfato, in
maniera 33 volte superiore a quello delle vacche che producono latte
normalmente.
L’estrone solfato è imputato di essere la causa di numerosi tumori
ormono-sensibili: seno, prostata, testicoli e colon...
Un altro fattore imputato
nei tumori al seno e alla prostata è l’Insulin-like Growth Factor (IGF-1).
Questo ormone, isolato nel latte vaccino, è stato ritrovato a livelli plasmatici
elevati nei soggetti che consumano regolarmente latticini. Altri principi
nutritivi che aumenterebbero i livelli di IGF-I sono pure presenti nel latte
vaccino.
La d.ssa Susan Hankinson di Harvard ha dimostrato che le donne sotto i 50 anni
con i tassi di IGF-1 più elevati hanno un rischio 7 volte maggiore di contrarre
il cancro al seno rispetto a donne con valori bassi. Stessa cosa per il cancro
alla prostata, solo che in questo caso gli uomini con maggior IGF avevano un
tasso di rischio fino a 9 volte maggiore.
Infine il latte vaccino è
un alimento difficilmente digeribile e assimilabile per il nostro metabolismo in
quanto sempre più spesso l’uomo è privo dei due enzimi basilari imputati a
questo compito: la rennina e la lattasi.
L’intolleranza al lattosio colpisce il 95% dei soggetti asiatici, il 74% dei
nativi americani, il 70% degli africani, il 53% dei messicani e il 15% dei
caucasici. Non esiste al mondo una sostanza intollerante quanto il latte
vaccino. Ci sarà un motivo oppure no?
Senza questi enzimi o con una loro carenza, le proteine e gli zuccheri del latte
non sono correttamente digeribili e possono creare nel tempo seri problemi
all’organismo (problemi gastro-intestinali, diarrea, flatulenza, morbo di crohn,
ecc.).
La medicina naturale sa
queste cose da sempre, mentre la medicina allopatica è ancora dell’idea che il
latte vaccino sia l’alimento perfetto per l’essere umano, l’alimento che
protegge le ossa dall’osteoporosi…
E questo anche se, come dice l’oncologo Franco Berrino, “non esiste un solo
studio che abbia documentato che una dieta ricca di latticini in menopausa sia
utile ad aumentare la densità ossea e a prevenire le fratture osteoporotiche”.
Invece ciò che è risaputo è che “la frequenza di fratture in menopausa è
tanto maggiore quanto è maggiore il consumo di carne e di latticini”.
Esattamente il contrario di quello che ci viene detto.
Beata ignoranza…
Lo studio è pubblicato nel sito ufficiale del British Medical Journal www.bmj.com/content/349/bmj.g6015