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911 e il collegamento
tra New York e Madrid
Marcello
Pamio
Dopo
l’11 settembre 2001, che ha visto il crollo delle torri più famose
del mondo, dovremo purtroppo segnare nel calendario un'altra data
altrettanto nefasta: l’11 marzo 2004. Questa volta ad essere colpita
non è stata una metropoli statunitense, ma una città europea come
Madrid; e i mezzi usati non aerei dirottati ma bombe piazzate
all’interno di treni. Dieci esplosioni, avvenute nel giro di soli tre
minuti, hanno disintegrato le carrozze di tre treni provocando oltre 200
vittime e 1400 feriti (ovviamente tali numeri sono indicativi e sempre
in aumento). Questa strage, se consideriamo anche quelle che avvengono
quasi giornalmente nei paesi Mediorientali, rientra nella classica
strategia del terrore.
Che sia stato il gruppo terrorista basco, quello fondamentalista
islamico al-Qaeda o qualche altro gruppo eversivo meno noto e/o più
oscuro, il risultato è sempre lo stesso: destabilizzazione
politico-sociale. Cosa infatti provoca nelle masse un simile e ignobile
attentato se non paura, terrore e rabbia, in parole povere, instabilità?
Inizialmente
si è puntato il dito sul gruppo terroristico ETA - magari per diminuire
la responsabilità delle scelte militari del governo -, oggi invece, per
il mondo intero, è stato il gruppo terroristico al-Qaeda.
Ufficialmente i colpevoli del disastro sono le Brigate Abu Hafs Al Masri[1],
che hanno rivendicato l’attentato mediante un comunicato spedito
contemporaneamente a un quotidiano arabo a Londra e alla redazione
dell’agenzia Reuters nel Dubai[2].
Il problema è che tale comunicato - secondo un’indagine israeliana
– sembra essere l’ennesimo falso creato ad hoc! «Questa è la
convinzione di Ygal Carmon, esperto di intelligence
e presidente dell’autorevole centro studi «Memri»[3]
che, dopo aver analizzato il testo riga per riga, ha concluso che
qualcuno ha voluto scimmiottare il linguaggio qaedista, ovvero di
al-Qaeda. Detto questo, chi può mai aver voluto «scimmiottare» il
gruppo islamico affinché cadesse su di loro la colpa dell’attentato?
L’ETA è da scartare immediatamente, perché il gruppo basco ha sempre
riconosciuto la paternità dei propri attentati, e non avrebbe certo
avuto senso - per la loro causa - incolpare qualcun altro, in questo
caso i musulmani!
Ma anche un gruppo fondamentalista islamico, o una sua cellula impazzita
è da scartare; perché, se naturalmente consideriamo affidabile
l’analisi israeliana, avrebbero dovuto falsificare un documento per
incriminare sé stessi?
E
allora, se non è stato il terrorismo basco o quello musulmano, chi c’è
dietro?
C’entrano per caso le menti che hanno prima organizzato e poi
realizzato l’altro grande attentato a New York del 2001? Purtroppo un
collegamento sottile e tremendo esiste tra i due tragici accadimenti: il
primo è avvenuto a Manhattan il 9-11-2001 (con la datazione americana)
e il secondo a Madrid il 3-11-2004 (medesima convenzione), dopo due anni
e mezzo esatti. E fin qui nulla di strano si potrebbe pensare, ma se
contiamo i giorni trascorsi tra i due accadimenti, troviamo che sono
esattamente 911! Quindi il centro di Madrid è stata devastato 911
giorni dopo New York. Ricordiamo che il 911 oltre indicare una data
precisa è anche il numero di emergenza negli Stati Uniti d’America.
Coincidenza fortuita di date e numeri o si tratta di un codice preciso e
incomprensibile - almeno per il momento - che accomuna i due più gravi
attentati degli ultimi anni?
L’unica cosa certa che si può notare in proposito è che, oltre a
tenere sempre alta la tensione sociale, vi è la ferma volontà di
fomentare con ogni mezzo lo scontro forzato tra civiltà: cristiani
contro musulmani, ebrei contro musulmani, tutti contro i musulmani; in
parole povere, il Bene contro il Male.
Una volontà pericolosa che traspare nelle pagine del libro di Samuel P.
Huntington[4]:
«Lo scontro delle civiltà»[5],
dove lo stratega statunitense senza mezzi termini mette l’accento
sulle differenze tra le civiltà appena dette, calcando la mano però
sul carattere violento e guerrafondaio di una di esse: quella islamica
ovviamente. «La propensione – sempre secondo Huntington -
dei musulmani alla conflittualità violenta risulta altresì dal grado
di militarizzazione delle civiltà musulmane»[6].
Questa
istigazione allo «scontro delle civiltà» non fa bene a nessuno, sia
ai numerosi popoli mediorientali interessati sia a quelli occidentali.
Eppure, nonostante la chiarissima assurdità nel colpevolizzare e
criminalizzare una sola delle parti (il Male) - chi è senza peccato
scagli la prima pietra direbbe qualcuno - e consacrare accomunando
invece tutte le altre con il Bene, si continua imperterriti ad andare
avanti per questa strada, e Madrid è l’ultima triste «fermata».
Questa
strada però fa senz’altro comodo a tutti coloro che insistono con il
gioco mortale e mondiale dello «scontro»; un gioco pericolosissimo il
cui fine ultimo è creare il panico e il terrore a livello sociale