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Dalla Scienza delle evidenze alla Scienza delle Convenienze


Marcello Pamio

I promotori della SCIENZA, quella con la esse maiuscola o cikappiana per intendersi, stanno ultimamente passando notti assai movimentate e non certo per il caldo africano o le zanzare.
Difficile immaginare anche la situazione di quei poveretti che hanno firmato il ridicolo «Patto trasversale per la Scienza», perdendo tempo e denari per costituire un’associazione il cui scopo è - pensate -  la «promozione e la diffusione della scienza e del metodo scientifico sperimentale in Italia al fine di superare ogni ostacolo e/o azione che generi disinformazione su temi scientifici».
Scrivono nello Statuto: «Scienza e Metodo Scientifico», avete letto bene? Quella che va sotto il nome di «Scienza basata sulle evidenze».

Ma cos’è successo in questi giorni? E’ arrivato l’ennesimo scandalo nella ricerca scientifica, proprio quella «Evidence-based Medicine».
La Procura di Milano ha infatti appena concluso un’indagine giudiziaria che fornisce un quadro a dir poco allucinante: mega direttori galattici (con l’abat-jour fantocciana in pelle umana), super professoroni e luminari della scienza, manipolavano i dati e documenti ufficiali per intascare milioni di euro da fondi pubblici, donazioni private e raccolta del 5 per mille.
Anche se le dita erano quasi totalmente immerse nella dolce marmellata vedremo purtroppo, alla fine, che i manigoldi se le sono leccate e ripulite prima dell’arrivo della magistratura…
La cosa ancor più incredibile è gli studi “taroccati” e “falsificati”, sono stati pubblicati dalle più prestigiose riviste scientifiche del mondo! Chiaro? Ecco qua la SCIENZA DELLE EVIDENZE.

Cosa comunque non rara, stando alle parole del dottor Richard Horton, capo-redattore della rivista «Lancet», in merito alle pubblicazioni scientifiche, in pratica ridotte ad una mera «operazione di marketing travestita da scienza legittima. Le società farmaceutiche hanno trovato il modo di eludere le norme di controllo della revisione paritaria. In troppi casi riescono a seminare letteratura settoriale di lavori scientifici di bassa qualità che possono poi usare per promuovere i loro prodotti presso i medici. Le case farmaceutiche ci stanno imbrogliando. Ci arrivano articoli con su i nomi dei medici e spesso scopriamo che alcuni di loro sanno poco o niente di quanto hanno scritto».

Qualche nome
Gli ultimi luminari indagati sono: Pier Paolo Di Fiore (dell’IFOM, il centro di ricerca dedicato allo studio della formazione e dello sviluppo dei tumori a livello molecolare), Alberto Mantovani (dell’Humanitas, l’istituto di ricerca e cura della famiglia Rocca, già trattato nell’articolo precedente), Pier Giuseppe Pelicci (dello IEO, l’Istituto Europeo di Oncologia fondato da Umberto Veronesi), Marco Pierotti, Maria Angela Greco, Elena Tamburini e Silvana Pilotti (dell’Istituto Nazionale dei Tumori).

Le milionate provenivano dal Ministero della Ricerca, dal Ministero della Salute, dall’Istituto Superiore di Sanità e dal CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), quindi dalle nostre tasche, dai nostri risparmi!
Soltanto nel periodo tra il 2005 e il 2012, le cifre movimentate sono state decine di milioni: 9,37 milioni Di Fiore; 3,06 milioni Mantovani; 1,48 milioni Pelicci e 3,60 milioni Pierotti.

«Dalla prima analisi di polizia giudiziaria sui centri di ricerca milanesi», scrivono i PM, «emergevano nove pubblicazioni, consultabili liberamente, che contengono manipolazioni, più o meno gravi, delle immagini attestanti i presunti esperimenti». Altre indagini scoprivano «ulteriori 17 pubblicazioni che contenevano manipolazioni delle immagini».
La conclusione è shoccante: «sulle 32 analizzate, 25 pubblicazioni scientifiche sono risultate oggetto di manipolazione». Stiamo parlando di una percentuale attorno al 78%: a dir poco sconvolgente.

Ma in Italia non esiste il reato
Gli scienziati iscritti nei registri dei reati dai PM Francesco Cajani e Paolo Filippini sono stati indagati per «falso in scrittura privata, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e truffa».
Dopo tre anni di inchiesta, i PM hanno concluso che i fatti sono stati accertati, le manipolazioni sono state provate, ma NON esiste in Italia un reato che permetta di mandarli a giudizio.
Quindi hanno dovuto chiedere al giudice dell’indagine preliminare, Sofia Fioretta, l’archiviazione del caso!

L’Italia è colonia dell’Impero, e difatti negli States, i giudici hanno spesso condannato e mandato in carcere ricercatori che avevano manipolato gli studi. Non a caso le più pesanti multe comminate alle case farmaceutiche sono state firmate da giudici americani. Da noi invece i delinquenti accademici, quelli esperti in “matematica creativa”, non solo non vengono licenziati, ma ricevono premi andando ad occupare posizioni professionali e sociali migliori di prima.
Scrivono in chiusura i due PM: «Le accertate manipolazioni, sia pure preoccupanti dal punto di vista dell’impatto scientifico, rimangono per l’attuale legislazione prive di rilevanza penale».
Sarà priva di rilevanza per l’attuale legislazione, ma queste sono gravità altamente rilevanti per la società umana: gli studi falsificati infatti permettono a Big Pharma di far entrare in commercio farmaci e veleni pericolosi.

Il caso del dottor Scott Reuben
Quello che la Procura ha scoperto è semplicemente il classico giochetto o meccanismo di truffa scientifica, e queste sono cose risapute e sempre accadute. Dire “normalità” è una parola grossa, ma non siamo tanto distanti...
Il caso del dottor Scott S. Reuben è l’emblema di tutto questo.

Scott Reuben è stato professore di anestesiologia e medicina del dolore alla Tuft University di Boston, e capo del Dipartimento per il dolore acuto al Baystate Medical Center di Springfield prima di essere condannato al carcere per frode sanitaria.
Il 7 gennaio 2010 ha ammesso candidamente di NON aver mai effettuato nessuna delle ricerche pubblicate a suo nome. La cosa strana è che ne ha pubblicate moltissime!
La Pfizer per esempio ha dato al medico ben 5 borse di ricerca tra il 2002 e il 2007, e i suoi studi hanno sostenuto l’antidepressivo Efexor come antidolorifico...
Si stima che i suoi “articoli scientifici” e le sue “ricerche” (mai fatte, ma) pubblicate dalle principali riviste scientifiche del globo, abbiano fatto da una parte incassare alle case farmaceutiche miliardi di dollari per farmaci come Vioxx, Celebrex, Efexor, Bextra, Arcoxia, Lyrica, Neurontin, e dall’altra milioni di morti per complicanze cardiache e non solo...
La rivista Scientific American ha chiamato Reuben, il Bernie Madoff in camice bianco (Madoff è il banchiere americano condannato per una delle più grandi frodi finanziarie di tutti i tempi: 65 miliardi di dollari).

E’ questa la Scienza basata sulle evidenze? Ma evidenze di chi?
L’unica cosa ampiamente evidente è che la «ricerca scientifica» è gestita e controllata da chi ha i soldi per farla: le società private. Solo queste a livello planetario hanno i denari per finanziare la maggior parte degli studi, i cui risultati saranno successivamente pubblicati nelle riviste che contano, quelle con il più alto “fattore d’impatto”.
Ma se la lobby paga, i risultati non potranno discostare dalla linea generale: dovranno infatti allinearsi al volere dei padroni…
Quindi sarebbe più corretto passare dalla «Scienza basata sulle evidenze», alla «Scienza basata sulle convenienze», dove però la convenienza non è nostra, ma di qualcun altro!

 

Per approfondire

“Ricerca sul cancro, risultati ritoccati per ottenere milioni”, Gianni Barbacetto, “Il fatto Quotidiano”, 30 giugno 2019

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