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Additivi e aromi: l’altra faccia dell’alimentazione

Marcello Pamio

La prestigiosa rivista medico-scientifica “Lancet”, lancia l’allarme: “Gli additivi aumentano l’iperattività e deficit di attenzione nei bambini
Chiedo scusa: ma dove sta la notizia?

Dico questo perché nel nostro piccolo, anche noi, come altri siti, riviste o libri (certamente non ufficiali e quindi senza alcun valore) denunciamo da anni additivi e aromi chimici di sintesi contenuti negli alimenti, in quanto estremamente pericolosi per la salute!
Non è la prima volta che se ne parla. Già negli anni ’70 alcune ricerche ipotizzavano che alcuni coloranti fossero legati all’iperattività”, dice Paolo Aureli, Direttore del Centro nazionale per Qualità e il Rischio alimentare dell’Istituto Superiore di Sanità italiano.

Già, non è certo la prima volta, e c’è pure dell’altro: la pericolosità degli additivi non riguarda solo la presunta iperattività infantile, che aumenta in presenza di sostanze chimiche, ma tocca numerosi aspetti della vita umana infantile e adulta. Ricordo che esistono studi seri, ovviamente poco pubblicizzati, che dimostrano come bambini autistici hanno avuto un notevole miglioramento della loro condizione, eliminando totalmente gli additivi dall’alimentazione!
E’ un fatto noto che la chimica ingerita, è tanto più pericolosa quanto più delicate sono le condizioni del sistema nervoso centrale e del sistema immunitario. Bambini estremamente sensibili, come gli autistici, o quelli che soffrono di un disturbo comportamentale, manifestano maggiormente la tossicità degli additivi rispetto un bambino che non ha apparentemente nulla di particolare.

La pubblicazione della ricerca, finanziata dall’agenzia britannica per la sicurezza alimentare, Food Standard Agency, secondo la quale l’assunzione di alimenti contenenti additivi chimici (in particolare coloranti) è causa di un aumento dei livelli di iperattività nei bambini di età compresa tra i 3 e i 9 anni, per tanto non è una novità, ma semmai la conferma che in molti avevano visto giusto!
Oggi, dove sono finiti coloro che anni fa, screditavano e ridicolizzavano gli avvertimenti dati sull’argomento? Forse si sono nascosti da qualche parte? o peggio ancora, riciclati come esperti di alimentazione naturale?

Ma vediamo nel dettaglio com’è avvenuta questa recente sperimentazione.
Un gruppo di 297 bambini - una parte di questi affetti da disturbi del comportamento - sono stati divisi in due gruppi separati (153 e 144). A tutti i bambini è stato dato da bere succo di frutta, ma alcuni avevano succo addizionato con un mix di additivi-E, altri invece solo succo.
Risultato: i bambini che hanno assunto sostanze le chimiche di sintesi (additivi-E), erano più rumorosiperdevano concentrazionemaggiormente impulsivi, rispetto a quelli che avevano bevuto il succo puro (indipendentemente se avevano o meno problemi di comportamento)!
Per questo motivo i ricercatori, consigliano ai genitori di non far consumare ai propri figli i seguenti coloranti: E102, E124, E122, E110 e il sodio benzoato E211.

Noi invece continuiamo a ribadire e sottolineare la pericolosità di quasi tutti gli additivi/aromi che vengono introdotti nei non-cibi.
Se un alimento è vivo, sano e buono NON ha bisogno di alcuna sostanza addizionata, perché il suo gusto è dato dalla Natura: non sarà bello esteticamente, ma la cosa importante è l’apporto nutrizionale!
Se un cibo invece è morto (come tutti quelli prodotti a livello industriale), non ha alcun gusto perché le materie prime sono poche e di scarsa qualità (molto spesso liofilizzate), ha bisogno per essere venduto di un sostegno nel gusto e nell’estetica: aromi - costruiti in laboratorio - che ingannano il cervello dando un gusto accettabile in bocca, e additivi per renderli più belli alla vista e al tatto!

L'aroma di un cibo può essere all'origine del novanta per cento del suo sapore!
Oggi gli scienziati pensano che noi esseri umani abbiamo acquisito il senso del gusto per evitare di rimanere avvelenati (le piante commestibili hanno un gusto dolce, quelle velenose amaro). Il cibo dovrebbe aiutarci a distinguere il cibo adatto da quello che non lo è. Le nostre papille gustative possono individuare una mezza dozzina di sapori base: dolce, acido, amaro, salato, aspro e unami (sapore scoperto dai giapponesi: gusto ricco e corposo che ha origine dagli aminoacidi di cibi come crostacei, funghi, patate e alghe).
Le papille però sono un mezzo di riconoscimento molto limitato se paragonato all'olfatto, che può percepire migliaia di aromi chimici diversi!
Il naso umano è più sensibile di qualsiasi strumento inventato finora. Un naso può distinguere aromi presenti in quantità di poche parti per trilione, cioè lo 0,000000000003 percento.
Non c'è dubbio che quindi il sapore sia prima di tutto l'odore dei gas rilasciati dalle sostanze chimiche che vi siete appena messi in bocca

Ecco perché lo scopo degli aromatisti in camice bianco, quelli che lavorano nelle aziende plurimiliardarie dedite alla costruzione in laboratorio di aromi, come la sconosciuta ma potentissima I.F.F., International Flavors & Fragrances (senza il suo 'lavori di sintesi', gli hamburger non saprebbero di affumicato, i milk-shake di fragola, il dentifricio di mela, ecc. ecc.) è quello di azzeccare il gusto giusto!
Una volta azzeccato l'aroma, va verificata però la "sensazione" che produce in bocca. Per questo si ricorre alla "reologia", una branca della fisica che studia il flusso e la deformazione dei materiali. Delle 'bocche meccaniche', in grado di elaborare dati provenienti da svariate sonde, misurano le proprietà reologiche di un cibo: scorrimento, punto di rottura, densità, croccantezza, masticabilità, viscosità, grumosità, gommosità, duttilità, scivolosità, levigatezza, sofficità, umidità, succosità, spalmabilità, elasticità e adesività.
E abbiamo il coraggio di chiamarlo cibo?

Vi serve un esempio concreto? Il tipico aroma artificiale di fragola (che purtroppo per noi troviamo in tutti i composti di fragole: yogurt, dolci, marmellate, ecc. che hanno nell'etichetta la scritta aromi): contiene questi ingredienti: amil-acetato, amil-butirato, amil-valerato, anetolo, anisil-formato, benzil-acetato, benzile-isobutirato, acido butirrico, cinnamil-isobutirato, cinnamil-valerato, olio essenziale di cognac, díacetíle, dipropil-chetone, etil-acetato, etil-amilchetone, etil-butirato, etil-cinnamato, etil-eptanoato, etil-eptilato, etil-Iactato, etil-metilfenilglucidato, etil-nitrato, etil-propionato, etil-valerato, eliotropina, idrossifreniP2-butanone (soluzione al dieci percento in alcol), alfa-ionone, isobutil-antranilato, isobutil-butirato, olio essenziale di limone, maltolo, 4metilacetofenone, metil-antranilato, metil-benzoato ' metil-cinnamato, carbonato di metil-eptina, metil-naftil_chetone, metilsalicìlato, olio essenziale di menta, olio essenziale dì neroli, nerolina, neril-isobutirato, burro di giaggiolo, alcol fenetilico, etere di rum, gamma-undecalactone, vanillina e solvente.
Può bastare? Non vi descrivo il processo vero e proprio di fabbricazione, e soprattutto i solventi che vengono utilizzati!

Lo scotto da pagare infatti non ha prezzo, perché questi ‘sostegni’ risultano essere molto pericolosi per la salute: il famoso rovescio della medaglia!
Ad eccezione di pochissimi additivi (un esempio per tutti l’acido ascorbico o vitamina C, la cui sigla è E300), è vivamente sconsigliato, soprattutto per i bambini, utilizzare cibi o bevande contenenti additivi, aromi e altre porcherie chimiche!

In commercio l’alternativa c’è, basta volerlo.
Ovviamente tutto dipende da quanta importanza diamo al cibo che mangiamo, perché se vediamo gli alimenti come un qualcosa da ingoiare quando si ha fame, e basta, allora tutte queste parole non servono a nulla.
Così facendo però continueremo a trovare gli scaffali dei supermercati pieni di cibo-spazzatura industriale!
Al contrario, se crediamo che “siamo fatti di ciò che mangiamo”, allora è ovvia l’importanza di una dieta sana, composta da cibi vivi, naturali e pieni di sostanze utili all’organismo (fitonutrienti).
Se cambiamo gli acquisti prediligendo cibi sani a spazzatura industriale, vedrete sempre meno chimica negli scaffali, questo perché le multinazionali (tranne in alcune rare eccezioni) sono costrette, pena il fallimento, a seguire le scelte dei consumatori.

Ecco in sintesi questi additivi!
coloranti (sigle da E100 a E199), sono sostanze chimiche che servono per rendere il cibo esteticamente più bello allo sguardo.
conservanti (sigle da E200 a E299) servono, lo dice il nome stesso, a rendere duraturo nel tempo (da qualche giorno a qualche anno!) un alimento.
Gli antiossidanti e regolatori di acidità (sigle da E300 a E399) servono a impedire l’ossidazione.
Gli addensanti, emulsionanti, gelificanti e stabilizzanti (sigle da E400 a E499) migliorano anch’essi le caratteristiche del cibo.
Infine gli esaltatori di sapidità (sigle da E600 a E699), tra cui il pericolosissimo glutammato monosodico (E620) rendono un cibo morto e privo di gusto, buono e appetitoso. Con l’eccitotossina chiamata glutammato monosodico, per esempio (fungendo da recettore neurale), è possibile mangiare con estremo piacere una suola di scarpe!
Negli additivi vari, cioè quelli che vanno da E900 a E999, rientrano gli edulcoranti di sintesi, cioè i dolcificanti, tra cui la sostanza più pericolosa in commercio: l’aspartame (E951).
Ma non finisce qui, perché gli additivi continuano da E1000 a E1999.

Quello che si può notare dal numero spropositato di queste sigle, per noi incomprensibili, è che siamo totalmente circondati da alimenti pregni di composti chimici di sintesi - cioè di derivazione petrolifera - di cui non si conoscono gli effetti collaterali sulla salute pubblica nel medio e lungo periodo! Ma neppure nel breve.
Ogni tanto viene pubblicata una ricerca che conferma la tossicità e/o pericolosità di una o più sostanze. Ma possiamo noi attendere che siano i responsabili della salute (sempre più spesso nella busta paga delle lobbies agroalimentari) a dirci se un additivo è cancerogeno, teratogeno (provoca malformazioni nei feti), oppure no?
Potrebbe accadere - come infatti accade - che ce lo dicano dopo decenni di utilizzo!

Impariamo allora ad usare il nostro cervello in maniera indipendente (dal tubo catodico, e dagli esperti della salute pubblica), e soprattutto a pensare fino in fondo.
Impariamo insomma a diventare i veri e unici artefici della nostra salute.
Per tanto diciamo NO a questa situazione di fatto, iniziando a comprendere l’importanza della nutrizione e prendendo coscienza del potere che abbiamo noi

Pubblicato dalla rivista “Altroconsumo”, nr. 17 1990, pag. 20-24

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