- Pagina: Dopo l'11 settembre 2001

Restano i misteri della verità ufficiale
di Manlio Dinucci e Tommaso Di Francesco – «Il Manifesto» 11/09/2003  

Sono passati due anni dagli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001, ma eventi, dinamica, orari, decolli degli aerei, ruolo dei molteplici - e tutti ancora al loro posto di comando - Servizi segreti e perfino dello stesso presidente Bush, fino alla «sparizione» di fatto delle prove, restano ancora un enigma inestricabile.
A due anni di distanza dagli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001, resta fitto il mistero sulla loro dinamica, ricostruita attraverso le dichiarazioni ufficiali, le testimonianze e i resoconti giornalistici. La mattina dell'11 settembre 2001, il volo 11, decollato da Boston, viene dirottato alle 8:13 e il locale centro di controllo perde il contatto con l'aereo. Come prescrive il regolamento, anche in caso di dubbio esso dovrebbe immediatamente dichiarare l'emergenza. Aspetta invece alle 8:25 per lanciare l'allarme. A questo punto la Federal Aviation Authority dovrebbe subito avvisare il North American Aerospace Defense Command (Norad). Esso viene invece informato solo alle 8:40. Dopo circa cinque minuti, un tempo di reazione molto lento, il Norad decide di intercettare il volo 11, distante ancora circa 188 miglia da New York, ma inspiegabilmente ordina il decollo di due F-15 dalla base Otis nel Massachusetts, distante 190 miglia dall'aereo, e non di altri caccia da basi più vicine. I due F-15 decollano alle 8:52, quando ormai il volo 11 ha colpito, alle 8:46, la Torre nord del World Trade Center (che crollerà alle 10:28).

Nel frattempo, alle 8:42, anche il volo 175, decollato da Boston, devia dalla rotta senza rispondere alla torre di controllo. I due F-15, che avrebbero dovuto intercettare il volo 11, ricevono dal Norad l'ordine di inseguire il volo 175. Questi caccia, che possono superare le 1.875 miglia orarie, viaggiando a una media di 1.125 miglia potrebbero raggiungere New York in 10 minuti, prima del volo 175. Volano invece a meno di 600 miglia orarie, impiegando 19 minuti. Sono quindi ancora distanti quando, alle 9:03, il volo 175 colpisce la Torre sud del World Trade Center (che crollerà alle 9:59).
Poco prima, alle 8:46, anche il volo 77, decollato da Washington, devia dalla rotta e non risponde, dimostrando che si tratta di un terzo dirottamento. Quindi, alle 8:55, l'aereo compie una virata dirigendosi su Washington. Cinque minuti dopo, alle 9, il Pentagono viene messo in stato di allerta, ma al livello alfa, il più basso. Il Norad, avvisato solo alle 9:24, fa decollare alle 9:30 tre F-16 dalla base Langley in Virginia, distante 129 miglia da Washington; non fa invece decollare nessun caccia dalla base Andrews, distante appena 10 miglia da Washington, né fa rientrare tre F-16 della stessa base che, trovandosi a circa 200 miglia di distanza in missione di addestramento, potrebbero arrivare a Washington entro dieci minuti. I tre F-16 decollati dalla base Langley potrebbero, volando a 1.300 miglia orarie, raggiungere Washington in sei minuti, prima del volo 77. Invece, quando il volo 77 colpisce il Pentagono alle 9:41, si trovano ancora a 105 miglia da Washington: in 11 minuti hanno percorso appena 24 miglia a circa 130 miglia orarie. C'è anche un quarto dirottamento, quello del volo 93 decollato da San Francisco, di cui il Norad viene informato alle 9:16. Non fa però decollare nessun caccia per intercettarlo. Il volo 93 precipita alle 10.06 per cause ignote a 124 miglia (15 minuti di volo) da Washington.

Mentre si svolgono questi avvenimenti, il presidente Bush si trova a Sarasota (Florida) per incontrare gli alunni della scuola elementare Booker. Qui, alle 9, viene informato dal capo dello staff della Casa bianca, Andrew Card, che un aereo ha colpito quattordici minuti prima la Torre nord del World Trade Center. Alle 9:02, come se niente fosse, Bush comincia a leggere ai bambini di una seconda elementare la storia della capretta di una ragazzina. Alle 9:05, Andrew Card gli si avvicina e gli sussurra che un secondo aereo ha colpito le Torri gemelle. Appresa la notizia, Bush continua a leggere la storia della capretta per altri 20 minuti, fino alle 9:25. Per tutto questo tempo il presidente degli Stati uniti è all'oscuro dello sviluppo degli avvenimenti, né è in grado di autorizzare, come comandante in capo delle forze armate, l'eventuale abbattimento degli altri aerei dirottati. In seguito dirà che non ha interrotto la lettura per non spaventare i bambini. Gli agenti dei servizi segreti addetti alla sicurezza del presidente, ignorando la procedura, non mettono al sicuro il presidente. Lo lasciano invece a leggere la storia della capretta.

Man mano che passa il tempo, emergono diversi altri fatti, indizi e ipotesi che gettano ulteriori ombre sulla verità ufficiale. Diversi esperti sostengono che il modo in cui le Torri sono crollate ricorda da vicino gli effetti di una demolizione controllata. Appare loro sospetto soprattutto il crollo della torre numero 6 del World Trade Center (Wtc6), la quale. dopo essere stata investita da detriti della Torre nord, viene distrutta alle 9:04 da una esplosione che solleva al di sopra dell'edificio una nube alta oltre 150 metri. Altri interrogativi vengono sollevati sulla distruzione della torre numero 7 (Wtc7), un edificio di 47 piani, di cui due occupati dallo U.S. Secret Service, che crolla alle 17:20 nello stesso modo delle altre torri.
L'ipotesi che esse siano state distrutte non solo dall'impatto degli aerei e dal calore sviluppato dall'incendio del carburante (o, nel caso della Wtc6, dai detriti), pur apparendo improbabile se non fantascientifica, non avrebbe dovuto essere scartata a priori in una seria inchiesta

Invece, quando la Società americana degli ingegneri civili intraprende un'inchiesta sulle cause dei crolli, essa viene ostacolata in tutti i modi dalla Agenzia federale per la gestione dell'emergenza (Fema). «Alcuni membri del team, che comprende alcuni dei più stimati ingegneri statunitensi, - riporta The New York Times (25 dicembre 2001) - si sono lamentati di essere stati ostacolati da restrizioni burocratiche che hanno impedito loro di intervistare i testimoni, esaminare il luogo del disastro e richiedere informazioni fondamentali. Anche se il nostro è un team pressoché ideale per tale lavoro, ha detto uno degli ingegneri, abbiamo le mani legate e alcuni di noi sono stati minacciati di destituzione per aver parlato con la stampa».

Alcuni ingegneri strutturali, inoltre, criticano «la decisione di riciclare rapidamente le colonne, travi e travature reticolari in acciaio», che avrebbero dovuto essere esaminate attentamente dagli investigatori in quanto «l'unico modo per determinare con certezza la sequenza e la causa del crollo è recuperare grandi quantità di acciaio dalle aree vicine a quelle dell'impatto degli aerei e possibilmente riassemblare sezioni delle torri». Le autorità, invece, fanno subito rimuovere da ditte private circa 300mila tonnellate di acciaio delle torri crollate, che vengono esportate in Asia per essere riciclate. «Tale decisione - dichiara il Dr. Frederick W. Mowrer dell'Università del Maryland, professore associato di ingegneria per la protezione contro gli incendi - compromette qualsiasi inchiesta sui crolli. (...) Giudico inquietante la rapidità con cui sono state rimosse e riciclate prove potenzialmente importanti».

 
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