11 settembre: prova della complicità del governo USA
di Steve Grey - estrapolato da http://freebooter.da.ru 

I punti principali della prova presentata in questo articolo si possono velocemente così riassumere:

1) L’U.S.A.F. è stata completamente “lasciata a terra” la mattina dell’11/9.
Le usuali misure di sicurezza, normalmente in vigore, che avrebbero ben potuto prevenire gli attacchi, o ridurre il loro impatto, vennero sospese mentre gli attacchi erano in corso, e ristabilite una volta questi si erano conclusi.
2) Gli atti del Presidente, mentre avevano luogo gli attacchi, indicano che egli ha deliberatamente evitato di intraprendere ogni azione che ci si sarebbe potuta ragionevolmente aspettare da un Presidente volonteroso di proteggere i cittadini americani e le loro proprietà.
3) Osama bin Laden venne ufficiosamente condannato per gli attacchi entro un lasso di tempo che non avrebbe realmente permesso di raccogliere alcuna informazione che supportasse l’accusa.
4) Vi sono ragionevoli motivi di sospettare che l’attacco USA all’Afghanistan sia stato pianificato prima dell’11/9.
5) Gli U.S.A. e bin Laden non sono i nemici che fingono di essere. Vi è una lunga storia di cooperazione, e vi è la prova che tale cooperazione continui ancora dietro le scene.
6) Vi sono significativi legami d’affari fra bin Laden e membri dell’amministrazione Bush.
7) Le rivelazioni sui profitti ottenuti con l’insider trading in relazione agli attacchi dell’11/9 puntano ai livelli più alti del mondo degli affari USA e della CIA.
8) Vi sono numerosi aspetti della storia ufficiale dell’11/9 che non coincidono con i fatti conosciuti, che si contraddicono l’un l’altro e che sfidano il buon senso, e che indicano un comportamento di censura e disinformazione.

Alcuni punti della prova sono “provabili” con documentazione; alcuni sono “fortemente irrefutabili”, alcuni sono “indiziari”, alcuni sono “speculativi” ed alcuni di loro sono semplicemente riflessioni ed osservazioni dettate dal buon senso. Una grande massa di prove è stata raccolta e pubblicata altrove sotto forma di articoli separati, relativi ai differenti aspetti dell’argomento.
Lo scopo di questo articolo non è quello di presentare nuove significative ricerche, ma di trattare insieme  tutti i fatti finora conosciuti in un unico lavoro. Coloro che desiderano esaminare ed esplorare specifici dettagli e fonti dovrebbero andare ai links indicati alla fine di ogni sezione.
Tali links portano ad articoli più dettagliati con numerose citazioni. Naturalmente, alcune fonti non possono essere verificate completamente, e su questo vi è una nota illustrativa alla fine.

PROVA CHE L’U.S. AIR FORCE VENNE LASCIATA A TERRA 
L’USAF ha una serie di regole ben collaudate per affrontare l’attività aerea non programmata. L’attivazione di queste non richiede ordini superiori. E’ una pratica di routine rispondere all’attività  aerea imprevista, intercettando gli aerei che danno problemi con aerei da caccia.
E’ importante capire che l’intercettazione non implica necessariamente alcuna intenzione di abbattere l’aereo, sebbene crei l’opportunità di tale azione se ritenuta necessaria.
Nella grande maggioranza dei casi che richiedono intercettazione, non viene percepita alcuna intenzione ostile da parte dell’aereo intercettato, e non si pensa affatto di abbatterlo.
In questi casi, lo scopo dell’intercettazione include l’aiuto nelle comunicazioni o nelle difficoltà di navigazione, raccogliendo informazioni sulla situazione dell’aereo in difficoltà, un avvio necessario per le operazioni di soccorso, se dovessero essere necessarie nel caso di caduta, e protezione nel caso si pensi che possa essere minacciato da altro aereo ostile. 
Di questo vi sono numerosi esempi. Il recente caso di un passeggero che che si sostiene tentasse di di far esplodere un aereplano con esplosivo nascosto nelle scarpe, si è concluso con l’aeroplano scortato dai caccia. Non vi è mai stata alcuna intenzione di abbatterlo. 
Il giocatore di golf Payne Stewart morì col suo aereo schiantatosi al suolo dopo aver volato attraverso gli USA in maniera incontrollata. Si pensa che tutti coloro che erano a bordo fossero morti a causa di problemi pressurizzazione. L’aereo di Stewart venne intercettato e scortato durante gran parte del volo dai caccia non appena noto che vi fosse un problema.
Gli USA hanno una rete di basi dell’aeronautica militare attraverso il paese che hanno lo scopo di fornire una ragionevole possibilità di essere in grado di intercettare, entro breve tempo, qualsiasi velivolo che dovesse richiedere tale azione. Naturalmente non è possibile garantire la copertura assoluta di tutti i possibili scenari ad ogni tempo e luogo, ma il sistema vi arriva molto vicino, come ci si può ragionevolmente aspettare. 
Vi è la prova incontrovertibile che la mattina dell’11 settembre questo sistema sia stato lasciato a terra, attraverso tutto il paese, e rimesso in moto solamente dopo gli attacchi.
Ciascuno degli aerei dirottati doveva, e normalmente sarebbe successo, far scattare le procedure di intercettazione persino prima che fosse evidente che vi erano intenzioni ostili.

Nel caso dei primi due aerei, si potrebbe argomentare che i caccia non sarebbero arrivati in tempo per completare l’intercettazione prima dell’impatto sul WTC, ma non vi è dubbio che in entrambe i casi i tentativi di intercettazione sarebbero stati già ben avviati all’ora in cui la collisione ebbe luogo. Non vi è  scusa per il fatto che l’intercettazione non venne nemmeno tentata.
Nel caso degli altri due aerei non vi è assolutamente nessuna scusa per non averli intercettati prima del momento finale.
Il caso dell’aeroplano che colpì il Pentagono è particolarmente spettacolare. Dopo aver saputo che l’aereo aveva un problema, fu nientemeno che in grado di cambiare rotta e dirigersi su Washington, per circa 45 minuti, volare oltre la Casa Bianca e schiantarsi sul Pentagono con nemmeno un tentativo di intercettazione, con due squadroni da caccia stazionati proprio a 10 miglia dal suo possibile bersaglio.
A meno che non si pensi a complicità, tale scenario non è possibile con alcuno sforzo di immaginazione, nemmeno nel caso che quel giorno non fosse successo altro.
Ulteriormente sensazionale aggiunta a questo scenario è il fatto che l’aereo compì azioni che normalmente avrebbero fatto scattare l’intercettazione di routine, dopo che un aereo si era schiantato contro il WTC.
Inoltre, esso continuò a volare, senza nessun tentativo di intercettazione per circa altri 40 minuti dopo che il secondo aereo aveva colpito il WTC.
Un raffronto eloquente: l’incidente del gennaio 2002, nel quale un ragazzo di 15 anni diresse un piccolo aereoplano verso la sede della Bank of America di Tampa, in Florida, dopo essere inaspettatamente decollato dalla scuola di volo senza autorizzazione:
Secondo il Daily Telegraph di Sidney dell’8/1/2002 l’aereo rimase in aria per 9 minuti prima dello schianto. Questo fu sufficiente perché venisse inseguito da due aerei da caccia ed un elicottero militare. Essi non riuscirono ad impedire la caduta ma entrarono in azione molto rapidamente.

Fatto: Nell’unico attacco sul suolo USA, con i caccia della difesa aerea in servizio permanente a 10 minuti, con almeno 40 minuti di preavviso, i militari USA permisero che il loro “centro nevralgico” venisse attaccato senza nemmeno tentare una reazione.
Vi sono precedenti di falle isolate nella sicurezza. L’Unione Sovietica venne messa in imbarazzo dall’intrusione di un aereoplano privato nella Piazza Rossa nel 1989. Venne data ampia copertura dai mezzi di informazione su come tale errore potesse essere accaduto, ma il fallimento molto più grande, deliberato oppure no, delle misure di sicurezza l’11/9, che ebbe tragiche conseguenze che non vi furono per l’incidente del 1989, non è stato affrontato come si sarebbe dovuto.
Ciò dovrebbe essere uno scandalo sia nazionale che internazionale. 
Se il successo degli attacchi in America è stato il risultato di impotenza dei militari o dei servizi di informazione americani, perche non vi è stata una completa pubblica inchiesta e rivelazione?
Chi ha interesse nel trattenere informazioni e perché?
E’ nell’interesse della sicurezza nazionale proteggere l’incompetente e/o il maligno cospiratore?
Hanno (almeno) gli americani il diritto di sapere perché il loro gigantesco apparato militare è capace di scortare un errante giocatore di golf ma non di proteggere il Pentagono ed una delle più grandi città degli Stati Uniti?

Conclusioni:
I servizi di informazione americani per l’estero hanno fallito.
I servizi di informazione americani per l’interno hanno fallito. 
La difesa aeronautica ha fallito.
Domanda: Perché si dovrebbe credere che questo sia il risultato di incompetenza?
Domanda: Dov’è l’esecrazione pubblica di tali inefficaci operazioni?
Domanda: Dove sono inchieste complete che mettano in evidenza tali fatti sulla stampa americana?
Domanda: Dov’è l’indagine completa pubblica al Congresso?
Domanda: E se le tre istituzioni non fallirono, ma venne loro ordinato di non agire?

UN GROVIGLIO DI MENZOGNE
Le azioni del Presidente durante la mattina dell’11/9 non lasciano alcun dubbio che le responsabilità siano ai più alti livelli.
Alle 8.46, mentre il primo aereo colpiva il WTC, il Presidente era in una scuola elementare in Florida, in mezzo ad insegnanti e bambini, presenti la stampa e la televisione, che fece parziali riprese.
Secondo il sito “Sept 11 News”, ciò fu quel che accadde: (Pare che il negativo resoconto che segue sia in realtà una storia di copertura, inventata dopo, ma per il momento seguirò la storia ufficiale).  “La notizia della tragedia arrivò al Presidente Bush nel salone di una scuola di Sarasota, Florida, qualche attimo dopo che il primo aereo aveva colpito il WTC di New York. Egli andò in una sala privata dove parlò al telefono col Consigliere per la Sicurezza Nazionale Condoleeza Rice; allora sembrava si trattasse solamente di un terribile incidente”.
http://www.september11news.com/PresidentBush.htm

L’articolo riporta che il NORAD fu allertato per un dirottamento 10 minuti prima che il primo aeroplano colpisse il WTC (h. 8.36).
Presumibilmente il NORAD cominciò  a seguire la rotta dell’aereo dal momento in cui fu segnalato il dirottamento. Se non venne seguita la rotta, vi sarebbero allarmanti interrogativi sul perché, considerando che è normale pratica intercettare immediatamente gli aerei dirottati con aerei da caccia.
Può essere ritenuto che quando il WTC venne colpito per la prima volta alle 8.46, il NORAD deve aver saputo che vi era coinvolto l’aereo dirottato.
Mentre in quel momento sarebbe ancora stato sensato considerare la possibilità che l’aereo dirottato si era schiantato accidentalmente, il NORAD doveva essere a conoscenza alle 8.46 che vi era una seria possibilità che la collisione fosse un attacco terroristico. Gli allarmi avrebbero dovuto suonare forte e chiaro, e dichiarato il massimo stato di allerta. Alle 9.00 la situazione era intensificata al punto che altri due aerei erano stati segnalati fuori rotta dai controllori del traffico aereo, ed uno di questi era a 3 minuti dal secondo colpo al WTC. (Ricordare che il WTC aveva intorno ad esso una zona vietata ai voli). A meno che tutti al NORAD avessero gli schermi spenti ed i piedi sulla scrivania a quell’ora vi doveva essere il pandemonio.
Così, quando il secondo aereo colpì il WTC alle 9.03 doveva essere stato confermato oltre ogni dubbio che era in corso un grosso attacco terroristico. Chi sapeva quanti aerei potevano essere stati dirottati e dove si trovavano? In quel momento era già noto che almeno un altro era fuori rotta.
Secondo il resoconto ufficiale, Bush ritenne che il primo attacco fosse “un terribile incidente” e non ebbe ulteriori comunicazioni con nessuno fino alle 9.05, molto dopo che fosse ormai chiaro che erano in corso eventi straordinari.
Dobbiamo credere che il Presidente degli Stati Uniti non fosse informato a quell’ora sul numero di aerei commerciali che si sapeva stavano seriamente deviando dai piani di volo?
Dato che il NORAD sapeva, nel momento al quale si dice che Bush e la Rice stavano conversando, poco dopo le 8.46, la pretesa che potesse apparire solamente un incidente non sta in piedi.
A quell’ora, mentre non si poteva con certezza sapere che fosse un attacco terroristico, doveva essere noto che di ciò vi era una seria possibilità. Dunque perché hanno concluso si trattasse dello scenario di livello inferiore?
Se le informazioni disponibili in quel momento a Bush ed alla Rice erano incomplete, ed essi non sapevano che l’aereo fosse stato dirottato, allora l’asserzione nella storia ufficiale succitata sarebbe ragionevole. Ma, notizie aggiornate sulla situazione dovevano essere arrivate a Bush quasi  immediatamente dopo la conversazione con la Rice. Ed ancora, secondo questo resoconto, Bush non ebbe ulteriori comunicazioni con nessuno fino alle 9.05. Perché Bush avrebbe dovuto essere informato così velocemente e mostrare un così immediato interesse per la situazione che (si ritiene) dava tutti i motivi per pensare che fosse semplicemente un incidente, ma poi non essere immediatamente informato in seguito dei nuovi sviluppi?

Se Bush e la Rice sapevano che al momento della loro conversazione vi era un aereo dirottato, allora come giustificare la loro ipotesi che i dirottatori si fossero schiantati accidentalmente? E dato che su ciò dovevano avere qualche dubbio, perché non vennero attivate strategie cautelative, in caso che l’ipotesi fosse errata? E perché non si ebbero costanti ed urgenti comunicazioni nei successivi 18 minuti mentre gli eventi erano in corso?
Se era parso corretto informare Bush “entro attimi” dello schianto delle 8.46, quando preteso si credesse che fosse “solamente un terribile incidente”, allora perché non fu ritenuto saggio informarlo subito mentre la situazione aumentava di intensità?
Perfino se ciò potesse essere spiegato, il comportamento del Presidente dopo le 9.05 indica che, se non coinvolto in deliberata complicità, allora l’unica altra spiegazione è mettere in discussione le sue facoltà mentali.
Ancora dal resoconto ufficiale: Alle 9.00 circa, il Presidente era con dei bambini del secondo grado, leggeva una favola su una capretta. Alle 9.05, due minuti dopo il secondo attacco al WTC, Andrew Card, il capo dello staff presidenziale, gli sussurrò qualcosa all’orecchio. Il Presidente non reagì, come ci si poteva ragionevolmente aspettare, in modo da essere interessato a tentare di fare qualcosa per fronteggiare la situazione. Non lasciò la scuola, non convocò una riunione di emergenza, non si consultò con nessuno, non intervenne in alcun modo per assicurarsi che l’aeronautica militare svolgesse il proprio compito. Perfino nemmeno menzionò gli straordinari eventi che accadevano a New York, ma semplicemente continuò nella lettura.
Nel frattempo, alle 9.06, il Dipartimento di polizia di New York trasmetteva: “E’ stato un attacco terroristico. Avvertite il Pentagono”, riportato dal NY Daily News del 12/9/2001.
http://emperors-clothes.com.idict/indict-1.htm
http://emperors-clothes.com/images/north-int.htm

IL MIGLIORE DEI NEMICI
Infatti, vi è abbondanza di prove indiziarie che indicano che bin Laden possa aver avuto qualcosa a che fare con gli attacchi, ma il problema è che ciò implica anche l’amministrazione Bush, la CIA, George Bush senior, il Pakistan, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. La storia ufficiale su bin Laden è quella di un mostruoso terrorista, con un odio fanatico verso gli USA ed i loro alleati, e che si sia allontanato dal resto della sua ricca famiglia saudita, amici degli USA. La definizione di mostro terrorista è in parte corretta, ma il resto non potrebbe essere più lontano dalla verità.
E’ ben noto che bin Laden aveva uno stretto rapporto di collaborazione con la CIA durante gli anni ’80. Non viene negato da nessuno. La pretesa è che da allora non vi siano stati altri rapporti, ma questa storia è una menzogna. E’ accertato oltre ogni dubbio che membri importanti dell’amministrazione Bush hanno stretti legami con la famiglia bin Laden. Secondo i media ufficiali su ciò non vi nulla di strano, dal momento che il resto della famiglia ha rinnegato Osama per le sue attività terroristiche ed opinioni anti USA. Anche questa è una menzogna.
Ancora una volta, sono stati pubblicati numerosi eccellenti articoli su tale aspetto, e piuttosto che riscrivere ciò ciò che è già stato ampiamente riportato, vi darò i collegamenti a questi articoli.
Dapprima riassumerò solamente alcune delle rivelazioni che troverete in questi articoli.

1) Da quando hanno dichiarato bin Laden ricercato per terrorismo, gli USA hanno lasciato perdere l’opportunità di prenderlo due volte.
2) Due alleati USA, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, è noto essere complici nell’aver permesso a bin Laden di restare libero.
3)  bin Laden ha avuto un incontro con la CIA nel luglio 2001.
4) E’ noto che la rete Al Qaeda di bin Laden hs cooperato, per mezzo dell’Esercito di liberazione del Kossovo (KLA o UCK) con le forze NATO in Jugoslavia.
5) Il Pakistan, un altro di nostri alleati nella “guerra al terrorismo” è anch da molto tempo un sostenitore di Al Qaeda.
6) IL’FBI si è ripetutamente lamentato di essere stato confuso e limitato nei suoi tentativi di investigare materie connesse con bin Laden e Al Qaeda.
7) I servizi segreti pakistani, ISI, sono stati il meccanismo col quale la CIA ha indirettamente sostenuto Al Qaeda.
8) Vi è una relazione di rapporto d’affari tra la famiglia Bush e la famiglia bin Laden, attraverso il “gruppo Carlyle”, che ha vasti interessi in società di armamenti. E’ evidente che entrambi i Bush ed i bin Laden stiano guadagnando dalla guerra.

...

ATTACCO PREPIANIFICATO?
Il caso della complicità USA nell’11 Settembre è già sufficientemente presentato. Ma proprio per tentare di coprire tutti gli aspetti vi è una piccola prova indipendente che l’attacco USA all’Afghanistan è stato preparato prima dell’11/9.
Niaz Naik, un ex diplomatico pakistano ha riferito che funzionari superiori americani a metà luglio gli dissero che un attacco all’Afghanistan era pianificato per metà ottobre, al massimo prima delle nevicate invernali (Resoconto della BBC di George Arney del 18/9/2001).
http://news.bbc.co.uk/hi/english/world/south_asia/newsid_1550000/1550366.stm
E’ sempre possibile che stesse mentendo, e, in assenza di altre prove, la cosa giusta da fare è ritenere che ci siano il 50% per cento di probabilità che stesse dicendo la verità.
Dal momento che non lo sappiamo con certezza, diciamo che ci sono le basi per solleare significativi sospetti.
Vi è inoltre un articolo sulla stampa indiana datato 26 giugno che afferma che gli USA preparano un imminente attacco all’Afghanistan. Se vero, questa sarebbe una robusta prova, ma dovrebbe essere trattata con qualche cautela. E’ contenuto in una pagina web della “rivista affari pubblici”, e sebbene la data sia quella riportata sopra, pare non sia completamente verificato quando e da chi è stato scritto. Dunque è pure possibile presumere che la pagina sia stata messa successivamente all’attacco USA all’Afghanistan, e fatta apparire come scritta prima dell’11/9.
Potete vedere la pagina a http://www.indiareacts.com/archivefeatures/nat2.asp?recno=10 e vi fate la vostra opinione su quanto pensiate sia credibile. Inoltre, le sue previsioni erano non del tutto accurate, quando prevedeva una “limitata azione militare” contro i talebani, e faceva numerosi errori sui paesi con i quali gli USA si sarebbero alleati nella campagna. L’incertezza intorno all’autenticità di questo articolo significa che il suo valore è in qualche modo limitato, ma nondimeno esso contribuisce a creare ulteriori sospetti.

Le persone con esperienza militare hanno suggerito che non sarebbe logisticamente possibile organizzare un’operazione militare della vastità di quella lanciata dagli USA contro l’Afghanistan nel giro di 25 giorni, non avendo importanza quanto gli americani potessero essere arrabbiati. Questo punto è stato anche discusso da alcuni con esperienza militare ed ulteriormente dibattuto da coloro che sentono di avere esperienza militare sufficiente per essere in grado di portare un utile contributo.
Facendo un confronto, il tempo impiegato dagli USA per essere pronti per l’attacco all’Iraq nel 1991 fu di 4 mesi e mezzo. Vero che l’operazione in Iraq era molto più grossa, ma il terreno dell’Afghanistan è uno dei più complessi al mondo, mentre l’Iraq uno dei più semplici.
Ciò solleva la questione: Fino a che punto durante la pianificazione la dimensione dell’operazione diventa un fattore critico? Vi è un tempo minimo impiegato per pianificare una guerra senza considerazione della sua dimensione, e 25 giorni sono ragionevoli come lasso di tempo?
Vi sono due aspetti nel preparare una guerra. La pianificazione e la mobilitazione. L’esigenza di una maggiore mobilitazione cambia significativamente il tempo per i primi stadi della pianificazione? 25 giorni sono sufficienti, per quanto accelerata possa essere la tabella di pianificazione di una guerra contro l’Afghanistan, paragonati alla pianificazione di una guerra contro l’Iraq? Non ho alcuna esperienza militare, dunque non sono qualificato per commentare, ma invito al dibattito coloro che lo sono.
E se viene suggerito chi le forze USA sono realmente efficienti da essere capaci di organizzare un’operazione come questa in 25 giorni, allora è assolutamente inconsistente l’ipotesi della loro incredibile incompetenza la mattina dell’11/9.

Potrebbe essere osservato con qualche ragione che la gestione dell’USAF per la guerra offensiva all’estero sia un argomento separato da quello della difesa interna, e che l’incompetenza sotto un aspetto non sia necessariamente reciprocamente esclusiva della competenza nell’altro. Questo è un punto che vale la pena considerare, ma nondimeno le differenze nei risultati sono talmente enormi che è difficile immaginarlo.
Mentre tali discussioni sono interessanti, la più forte prova che presumibilmente gli USA già pensavano ad attaccare l’Afghanistan è stata discussa nella sezione sulla messa in scena contro bin Laden.

ALTRE INFORMAZIONI
Alcune osservazioni varie ed informazioni.
Normalmente, quando un aereo è dirottato o precipita, vi è una vasta copertura dei mezzi d’informazione riguardante il recupero e l’analisi delle scatole nere. Ho seguito questo tema attentamente sui media, e non ricordo di avere mai sentito una parola sui dati delle scatole nere. Ciò è estremamente insolito.
Le informazioni sono state censurate? Si è già accennato ad una possibile ragione di questo. Mentre può darsi che il recupero delle scatole nere dai due aerei che colpirono il WTC non sia stato possibile, a causa dell’enorme ammontare di macerie, non vi è scusa per gli altri due aeroplani. E perfino nel caso dei due che hanno colpito il WTC la normale pratica dei media è quella di riportare ampiamente i tentativi con o senza successo per trovare le scatole nere, anche per un aereo caduto nelle profondità marine. Non ho mai sentito una parola su questo, per nessuno degli aerei coinvolti. E’ possibile che semplicemente mi siano sfuggiti i resoconti, ma la mia aneddotica osservazione è che l’argomento delle scatole nere pare sia stato insabbiato. E’ particolarmente sospetto, data l’ampia pubblicità sui media sulle note incriminanti presumibilmente scritte su brogliacci che in qualche modo sopravvissero agli impatti degli aerei, al fuoco ed al crollo degli edifici, che delle normalmente importanti ed indistruttibili scatole nere non si parli.
Nelle poche ore immediatamente seguenti agli attacchi vi furano resoconti della CNN su insider trading alla Borsa di New York. Cioè, sembra che qualche grosso investitore avesse saputo in anticipo degli attacchi e venduto prima.
Ci sono state sui media speculazioni che i terroristi coinvolti possano aver profittato dalle loro azioni. Per “terroristi”, sostituite “bin Laden”. Entro poche ore, i media erano già in un circolo pleonastico. Chiunque avesse compiuto gli attacchi terroristici aveva fatto l’insider trading. Dal momento che sapevano che bin Laden aveva fatto gli attacchi, ciò provava che egli aveva fatto pure l’insider trading. Dal momento che sapevano che aveva fatto l’insider trading, ciò provava che aveva fatto gli attacchi. Venimmo assicurati che gli investigatori erano già sul sentiero di questa vitale questione. Le cifre alla Borsa di New York sembrano indicare chiaramente che QUALCUNO ha fatto l’insider trading. Ma chi? Per le autorità con pieni poteri investigativi questo dovrebbe essere uno degli aspetti più semplici delle indagini. E se potesse essere scoperto chi ha fatto l’insider trading avremmo una chiara idea su chi sapeva in anticipo degli attacchi, ed avremmo una buona traccia per trovare i colpevoli. L’importanza di tale prova è stata sottolineata nei resoconti della CNN.  

E’ allora curioso che tale argomento sia scomparso dai media appena era stato sollevato, e non se ne sentì più parlare, le chiare promesse che gli investigatori ci stavano lavorando, dimenticate appena pronunciate.   
Sicuramente, questa sarebbe l’opportunità per provare la colpevolezza di bin Laden. Ed è un’informazione che potrebbe essere rilasciata pubblicamente, poiché non avrebbe implicazioni con motivi di sicurezza. E ancora, questo aspetto delle indagini (se ancora in corso) viene tenuto molto nascosto. La storia venne soppressa velocemente come quella degli spostamenti al Pentagono.
Sfortunatamente per l’amministrazione Bush vi era altra gente che non era così contenta di lasciar perdere l’argomento. L’insider trading è stato indagato, e sono tutte brutte notizie per l’amministrazione.
Andate al seguente articolo: "Profits of death: Insider trading and 9-11" di Tom Flocco http://www.guerillanews.com/war_on_terrorism/doc241.html
Un fatto noto riguardante movimenti finanziari, e riconosciuto dai ufficiali, è che un terrorista pakistano, condannato, in un alta posizione all’ISI pakistano (nostro alleato nella “guerra al terrorismo”) ha fatto un bonifico di 100.000 dollari a Mohammed Atta, indicato come il capo dei dirottatori, poco prima dell’11/9 (ABC Newsradio). Sebbene tale fatto sia conosciuto, pubblicamente disponibile, e non negato da nessuno, la reazione (o la mancanza di reazione ) ad esso è sorprendente.
Gli USA sono piuttosto disinteressati nel perseguire questa persona, nonostante lo sproloquio di Bush: “se finanzi un terrorista, sei un terrorista”. Non nel caso dei nostri alleati, pare. Il colpevole venne obbligato a dimettersi una volta divenuto noto il suo coinvolgimento nell’11 Settembre.

Obbligato a dimettersi?
Senza etichettare il Pakistan uno stato terrorista?
Nessun bombardamento di rappresaglia sul Pakistan fino ad ottenerne la consegna?
Riflettendoci, è anche curioso notare che agli USA quanto poco danno reale sia stato arrecato agli USA dagli attacchi dell’11/9. Vale la pena considerare cosa sarebbe stato probabilmente ottenuto dai dirottatori se questi avessero avuto in programma di provocare il massimo danno possibile.
Mi sembra che il piano di organizzare il dirottamento ad un’ora alla quale avrebbero potuto schiantare un aereo sul Senato o sul Congresso mentre erano in seduta e così spazzando via in un colpo una parte significativa del governo degli Stati Uniti poteva essere realizzato altrettanto facilmente come quello realizzato l’11/9.
Oppure schiantare un aeroplano su una centrale atomica, causando un incendio catastrofico ed il rilascio di radiazioni, ed anche un’interruzione della fornitura di energia.
Non è credibile affermare che questi piani non vennero eseguiti per timore di strette misure di sicurezza, considerando che furono fiduciosi abbastanza da tentare il Pentagono.
Nonostante tutto lo sbalordimento, l’orrore ed il dolore causati dall’11 Settembre, nessun membro dell’amministrazione USA venne ucciso o ferito, neppure un senatore od un membro del Congresso, o un governatore o nessun funzionario locale.
Nessun danno fu fatto al potenziale militare, energia, trasporti, comunicazioni o forniture d’acqua.
Infatti il danno fu così banale che gli USA poterono (presumibilmente) organizzare una guerra a tempo di record.
Mentre la perdita di vite (civili) ed il danno simbolico e psicologico per il pubblico in generale fu enorme, il punto importante è che gli attacchi, mentre fornivano immagini spettacolari e davano agli USA un’enorme arma propagandistica, ebbero un impatto zero sulla capacità USA di continuare nel proprio ruolo di aggressiva superpotenza mondiale. Questo sembrerebbe essere un guadagno straordinariamente misero, considerando la quasi perfetta tecnica dell’operazione, mentre il danno avrebbe potuto essere devastante, semplicemente scegliendo bersagli più sensibili.

Fatto: Immediatamente dopo gli attacchi i media riportarono che sarebbero state fatte indagini sull’insider trading alla Borsa, nello sforzo di rintracciare chi c’era dietro gli attacchi terroristici.
Fatto: Gli investigatori governativi non lo hanno fatto ed hanno ignorato le scoperte degli investigatori non governativi.
Fatto: Il governo USA non mostra interesse nel perseguire un individuo noto per aver finanziato gli attacchi dell’11/9. Il governo USA non mostra interesse nel perseguire il paese che glI dà rifugio. Il governo USA considera tale paese un alleato.
Domanda: Perché i veri colpevoli vengono protetti ed allo stesso tempo contro qualcun altro vengono fabbricate false prove?

IMPLICAZIONI
La guerra nel Sud Asia è più che un semplice incremento d’intensità nelle politihe estere USA che, sono stimate da insoddisfatti ex agenti CIA avere ucciso (dati del 1990) almeno 6 milioni di civili in tutto il mondo in operazioni CIA coperte nei precedenti 30 anni ed avere, allo stesso tempo, sponsorizzato organizzazioni terroriste in circa 50 paesi.
Fino ad ora, gli occidentali sono stati raramente bersagli dei loro governi, Adesso questo è cambiato. Non solo hanno assassinato a caso migliaia dei loro cittadini allo scopo di scatenare nuova tensione nell’ondata di terrore contro povera gente nel Asia del Sud e nel Medio Oriente, ma stanno usando proprio gli stessi assassini come leva per ridurre i diritti civili e le libertà di parola all’ovest a livelli mai più rivisti dall’epoca fascista.
La maggior parte della gente è consapevole dei draconiani attacchi alle libertà civili verificatesi nella maggior parte del mondo occidentale dall’11/9 col pretesto di prevenire il terrorismo.
Ciò sarebbe abbastanza pauroso perfino se fosse realmente una reazione esagerata ad un atto di terrorismo straniero. Ma se queste leggi vengono scritte dalle stesse persone che hanno in realtà organizzato l’atto terroristico che le ha scatenate lo scenario fa autenticamente rabbrividire.
Al Gore ha vinto le elezioni americane, ma George W. Bush è presidente. Data la prova di ampia, sistematica corruzione e cospirazione ad alti livelli, è discutibile voleva o poteva prevenire gli eventi che da allora sono accaduti. Ma il punto è che gli USA sono una dittatura in tutto eccetto il nome.
E’ perciò ragionevole ritenere che questo piano risalga a ben prima del novembre 2000, la data alla quale divenne evidente il rovesciamento della democrazia americana. Non potrei dire se le atrocità dell’11 Settembre erano allora specificamente pianificate, ma penso che l’agenda globale fosse pronta.
Credo che le atrocità commesse dall’amministrazione Bush contro il proprio popolo, allo scopo di giustificare le maggiori atrocità inflitte al popolo afghano siano solamente un piccolo assaggio di ciò che accadrà. La prossima sezione prende in esame da vicino ciò che appare essere la vera agenda strategica dietro la falsa “guerra al terrorismo”.

PERCHE?
Le motivazioni di profitto per il gruppo Carlyle sono state menzionate. Donald Rumsfeld già dice ai paesi europei che hanno bisogno di incrementare i bilanci della difesa. Posso assumere che il gruppo Carlyle, e perciò la maggior parte dei principali membri dell’amministrazione Bush ritireranno una notevole quota dei profitti.
(Incidentalmente, anche il nonno di Bush senior era un commerciante d’armi, e non gli importava di fare affari con i nazisti).
http://emperors-clothes.com/articles/randy/swas5.htm
Potrei anche pensare con qualche ragione che che l’enorme società di costruzioni bin Laden sia pronta per prendersi una bella quota delle commesse per la ricostruzione dell’Afghanistan.
Un altro significativa motivazione è la ricerca delle enormi inesplorate riserve di gas e petrolio del mar Caspio. Esse sono attualmente possedute dalla Russia e dall’Iran. Anzi, finchè non arriveranno gli USA. Gli USA almeno dal 1996 premono per la costruzione di un oleodotto che porti gas e petrolio fino all’oceano Indiano, per il trasporto verso oriente, e questo dev’essere costruito attraverso l’Afghanistan. Chiunque controlli l’Afghanistan controlla le riserve del Caspio.
Questa è la mia interpretazione di vari articoli scritti da Jared Israel sugli interessi strategici USA nell’area. Questi articoli sono tra quelli segnalati in precedenza, e dovreste controllarli direttamente per esaminare le conclusioni di Jared, perché potrebbero differire dalle mie in qualche aspetto.
Un articolo rilevante, in precedenza non segnalato è "Why Washington wants Afghanistan." di Jared Israel,Rick Rozoff & Nico Varkevisser. http://emperors-clothes.com/analysis/afghan.htm
Da anni ormai la politica segreta degli USA è stata quella di sponsorizzare le organizzazioni terroriste nel sud della ex Unione Sovietica, per rosicchiare via le aree del territorio russo che confinano col mar Caspio e l’Afghanistan. Il processo è ora quasi completato con governi secessionisti formatisi con successo in Kazakistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan, Kirghisistan, Georgia e Azerbaijan.

Soltanto l’area a nord degli ultimi due necessita ora di essere separata perché la Russia perda i diritti territoriali sul mar Caspio.
Concordo, in linea di principio, con l’idea di governi locali regionali formati democraticamente in contrapposizione all’egemonia di grandi potenze come la Russia. La triste realtà è che i locali movimenti secessionisti, che alle origini potevano essere genuini, sono stati trasformati in gruppi terroristici operanti nel proprio interesse da operazioni coperte CIA, ed i nuovi paesi autonomi diventano semplicemente soggetti all’egemonia USA invece che russa. Piuttosto che essere genuine espressioni di cultura locale, identità ed autodeterminazione, diventano domini di tiranni locali e terroristi che trafficano tra loro unicamente allo scopo di far profittare il loro potere.
Gli USA sono più che felici di parlare di affari, è proprio per questo che vengono insediati questi tiranni locali.
Zbigniew Brzezinski, il Consigliere per la Sicurezza Nazionale di Jimmy Carter all’epoca dell’invasione sovietica dell’Afghanistan, descrive fieramente i risultati della propria politica in Afghanistan nei seguenti termini: (mia interpretazione di un’intervista a Brzezinski).
Gli USA provocando sollevazioni locali fecero tutto il possibile per punzecchiare i sovietici e dunque fare in modo che invadessero l’Afghanistan, ed una volta ottenuto tale risultato, sostenere l’altra parte (i mujaedin, che poi diventarono i talebani). Ciò aveva un duplice scopo. Sprecava le risorse dei sovietici in una lunga guerra di attrito, che essi non potevano vincere, e destabilizzava una parte del mondo strategicamente importante per gli USA.
Alcune citazioni di Brzezinski: “Non abbiamo spinto i russi ad intervenire, ma abbiamo consapevolmente aumentato la probabilità che lo facessero”. 
“Rimpiangere che? Le operazioni segrete furono un’idea eccellente. Ebbero l’effetto di attirare i russi nella trappola afghana, e voi vorreste che lo rimpianga? Il giorno che i sovietici ufficialmente attraversarono il confine scrissi al Presidente Carter: Abbiamo ora l’opportunità di dare all’URSS la sua guerra del Vietnam”.
http://emperors-clothes.com/interviews/brz.htm
Dunque, la ventennale guerra civile che ha devastato l’Afghanistan e causato uno spaventoso numero di morti, povertà e miseria, è stato il risultato di una deliberata politica degli stati Uniti, che sostennero i talebani od i primi gruppi che poi lo diventarono, lungo tutto questo arco di tempo ed ora dando loro la “ricompensa” finale.

Inoltre, secondo il mio parere, l’intervista a Brzezinski rappresenta la tacita ammissione che gran parte del violento fondamentalismo ora diventato così comune nel mondo islamico sia stato deliberatamente allevato dagli USA, come parte dei piani di destabilizzazione nel Medio Oriente e nell’Asia meridionale.
Tale opinione è basata sugli articoli di Jared Israel sull’argomento, combinati con la lettura delle osservazioni del summenzionato John Stockwell (ex agente CIA).
Delle rivelazioni di Stockwell vi è da dire che, come strategia generale, la CIA si impegna nella destabilizzazione in sé, sapendo che un paese impoverito, lacerato dalla guerra, traumatizzato, illetterato e tecnologicamente arretrato è una facile preda. Sono convinto nel concludere che gli USA misero in moto la spaventosa guerra civile in Afghanistan solamente per tale scopo, e che il piano si sta ora avvicinando alla meta finale.
E l’Afghanistan è solamente il primo di molti altri in una nuova offensiva in questa parte del mondo.
Questo piano USA è a così ampio raggio che potrebbe essere necessario buttare a terra l’intera Asia meridionale per realizzarlo.
In un modo o nell’altro, essi devono controllare tutti i paesi succitati, ed anche l’Iran e il Pakistan. Alcuni di essi forse con una combinazione di intimidazione e corruzione, come finora è stato per il Pakistan. Altri devono essere attaccati, in particolare l’Iraq e la Siria.
Gli eventi dell’11 Settembre danno agli USA un assegno in bianco per attaccare qualsiasi paese al mondo, semplicemente pronunciando la parola “terrorista”.
Gli ultimi tre paesi (mentre scrivo) ad essere nominati come bersagli nella “guerra al terrorismo” sono lo Yemen, la Somalia ed il Sudan, tre paesi di cui abbiamo sentito parlare poco precedentemente in relazione al terrorismo.

Ma, sorpresa sorpresa, basta dare uno sguardo alla mappa per capire la loro importanza strategica.
La Somalia e lo Yemen si trovano all’entrata, da entrambe le parti, del Golfo di Aden, che è l’entrata per il Mar Rosso ed il Canale di Suez, e perciò la via più breve tra l’Europa e l’Oceano Indicano, dove costeggia l’Asia meridionale.
Il controllo di questi paesi da parte degli USA porrebbe inoltre una maggiore pressione sull’Arabia Saudita e l’Egitto per continuare in politiche filoamericane.
Il Sudan forma quasi il bordo meridionale del Mar Rosso. Questi tre paesi tra loro formano quasi l’intera linea costiera del Mar Rosso, insieme con l’Arabia Saudita e l’Egitto, già sotto controllo USA.
L’Iraq, a parte l’essere un ostacolo politico, ed avere un proprio valore in termini di petrolio, è di importanza strategica poiché ad ovest confina con l’Iran.
Gli attacchi dell’11/9 danno agli USA ed ai loro alleati, quli la Gran Bretagna, un assegno in bianco per ridurre le libertà civili al punto che i loro cittadini che dessero un poco di fastidio potrebbero essere messi a tacere semplicemente pronunciando la parola “terrorista”.
Viene anche fatta pressione su altri alleati, come l’Australia, perché facciano la stessa cosa. Probabilmente i guerrafondai ricordano l’amara lezione che impararono sulla potenza dell’opposizione interna durante la guerra del Vietnam e sono determinati nel non permettere che si ripeta.
Quando il Presidente Bush disse “Siete con noi o contro di noi” voleva dare un sottile velato avvertimento a tutti gli altri paesi che gli USA non ricevessero assoluta e totale obbedienza, tutti possono essere una preda.
Senza dubbio tutti i leader mondiali hanno sentito il messaggio forte e chiaro. E’ ovvio che in Australia anche l’ALP l’abbia sentito forte e chiaro. Durante la campagna elettorale Kim Beazley non si stancava di ripetere che un governo dell’ALP avrebbe obbedito totalmente agli USA e senza fare domande. La sua motivazione può essere stata ben più che semplice opportunistico populismo elettorale. Le azioni USA in Afghanistan non sono soltanto direttamente strategiche, danno anche un severo avvertimento a tutti gli altri paesi.

Se vi può essere qualche dubbio sulla assoluta spietatezza degli USA nel perseguire i propri obiettivi si dovrebbe riflettere sull’infame osservazione dell’ex Segretario di Stato dell’Amministrazione Clinton, Madeleine Albright.
Quando le venne chiesto cosa provasse sul fatto che si stima 500.000 bambini iracheni (la cifra è ora molto più grande) siano morti per effetto delle sanzioni sotto guida USA all’Iraq, lei replicò:
“Pensiamo ne sia valsa la pena”.
E l’amministrazione Bush è molto peggiore, ed ora la posta in gioco molto più alta!

NOTA SULLE FONTI
Credo vi sia poco, se non addirittura niente, di importante in questo articolo che non possa essere supportato leggendo gli articoli cui si riferisce. Mi scuso se mi sono lasciato sfuggire qualcosa ma non sono un ricercatore professionista ed ho fatto ogni sforzo possibile per verificare il materiale relativo a riferimenti diretti o indiretti degli articoli segnalati.
Questo articolo non ha la pretesa di essere indiscutibile da un punto di vista accademico e tecnico, sebbene sia stato fatto ogni sforzo per farlo nel miglior modo mi fosse possibile. E’ scritto da un cittadino globale interessato con le seguenti intenzioni.
Numerosi eccellenti scrittori, con abilità tecniche e di ricerca molto superiori alle mie, hanno collettivamente montato un caso irresistibile su questo tema. Quello di cui sentivo ci fosse urgente bisogno, come un contributo per diffondere queste informazioni tutte insieme, era un singolo articolo che riassumesse il caso, presentato in una forma più popolare, tipo una storia, con collegamenti agli articoli originali. Questo articolo non pretende di essere un documento di ricerca, e non pretende di sostituire gli articoli cui si riferisce.
Questo è in effetti un comunicato stampa, la richiesta di urgente consapevolezza ed azione per prevenire, od almeno ridurre, la catastrofe globale che minaccia di travolgerci, Niente può essere fatto se la gente non conosce la completa verità su quel che accadde l’11 settembre.
Questo articolo non pretende necessariamente di essere l’assoluta verità. La scoperta della verità è uno sforzo collettivo globale, alla quale spero questo articolo abbia dato un contributo. Se mette il dubbio nella mente della gente sulle storie ufficiali, se incoraggia la gente a pensare con la propria testa, ad essere sospettosa dei media ufficiali, ed a leggere gli articoli cui si riferisce, allora avrà assolto il proprio compito.

Sfortunatamente, a qualche cosa non è stato possibile dare riferimenti, o perché ascoltati alla radio o perché articoli letti prima che divenissi consapevole della necessità di scrivere questo.
Ciò perché non mi sono formato la mia attuale opinione fino all’ottobre, e solamente a novembre mi sono accorto che vi era la necessità di scrivere qualcosa. Cominciò in modo casuale, scrivendo note su inconsistenze che avevo notato sui media, ma al tempo non avevo la consapevolezza che sul soggetto bisognava svolgere altro lavoro. All’epoca inoltre non sapevo della necessità di tenere precisi riferimenti, e neppure mi rendevo conto della vastità del progetto che stavo iniziando.
Come risultato, alcuni dei “ritagli”, come la dichiarazione di Tony Blair, furono annotate prima che mi rendessi conto del bisogno di cominciare a fare precisi riferimenti. Questo articolo evolse dal piccolo sospetto iniziale che qualcosa non quadrava nelle storie ufficiali. Sebbene prendessi con cura nota mentale di ciò che ascoltavo e vedevo sui media, l’opportunità di riferirsi a qualcosa mi sfuggiva nei primi stadi di questo processo. Dove possibile ho scritto specificamente tutte le fonti che potevo ricordare, così che un ostinato ricercatore abbia almeno qualche indizio su dove cominciare a guardare. Non nego la possibilità di piccoli errori di fatto, i citazioni leggermente inesatte per alcune di quelle cose per le quali non si è dato preciso riferimento, ma sono sicuro che non vi sia niente di sufficientemente inesatto da distorcere le loro implicazioni.
Non divenni consapevole dell’importanza degli articoli delle fonti finchè questo progetto era in pieno svolgimento. Per tale motivo l’articolo da una parte è una specie di fusione tra le mie osservazioni sui resoconti dei media ufficiali che potevo notare non quadravano, e dall’altra parte un sommario di materiale ben più consistente, ricavato in gran parte dagli articoli collegati e da alcune mie ricerche su Internet, compiute verso la fine del progetto.
Per coloro cui piace criticare il più piccolo dettaglio incoraggio un intelligente ed informato scetticismo, ma chiedo solamente una cosa. Applicate gli stessi criteri di prova e verifica al caso presentato dall’amministrazione Bush e dai media ufficiali, e chiedetevi quale caso sia stato presentato più onestamente e meticolosamente.

ALCUNE COSE DA OSSERVARE
L’amministrazione Bush ha lasciato un enorme sentiero di prove sull’11/9. La principale ragione che ciò non sia divenuto ancora ovvio alla maggior parte della gente, a parte l’influenza dei media, è che molta gente deve essere rimasta molto scossa dalla velocità e dalla brutalità degli eventi per pensare freddamente.
Da parte mia, mi ci vollero circa 2 settimane perché l’emozione cominciasse a raffreddarsi sufficientemente perchè le cose che allora dovevano essere ovvie lo diventassero.
Una volta sfondata la barriera iniziale cominciò a crescere la consapevolezza sulle inconsistenze e le implausibili spiegazioni e da un “gocciolamento” questa divenne un “rigagnolo” e poi un “torrente”.
Per esempio, nel sito Ninemsn il 28 novembre (prima  che cominciassi a tenere nota di queste cose) venne riportata questa stupidaggine.
Un articolo diceva che funzionari americani avevano ricevuto informazioni che bin Laden potrebbe avere in preparazione un importante attentato terroristico contro impianti negli USA, in particolare condotte di petrolio. Comunque, proprio lo stesso articolo riportava che “bin Laden ha il fiato al collo”, al punto da essere stato individuato in una piccola area, in fuga per la vita, costantemente in movimento, nel disperato tentativo di evitare la morte o la cattura.
Scusatemi, ma come si fa esattamente a lanciare sofisticate operazioni terroristiche dall’altra parte del mondo in questa situazione? Solamente gente in profondo stato di shock potrebbe non capire che si tratta di una ridicola menzogna.
Ed il giorno successivo, nello stesso sito, fu riportato che “potrebbe” avere armi chimiche o nucleari sebbene venga ammesso (naturalmente più avanti nell’articolo) che in realtà non ne avevano nessuna prova.
Così questo uomo, presumibilmente in fuga disperata, si porta dietro camion con missili intercontinentali e lanciatori, costantemente da una caverna all’altra? E non vengono notati dai satelliti spia USA, dei quali ci hanno detto che possono individuare la più debole traccia di calore nella caverna dove egli potrebbe nascondersi? O possiede qualche sofisticata rete radio, che manda ai sostenitori istruzioni per lanciare attacchi da luoghi sicuri? Segnali che i suoi sostenitori possano ricevere, da qualche remota località non sotto controllo USA, ma che in qualche modo le forze USA e britanniche che l’hanno circondato e che gli hanno messo “il fiato al collo” non possano intercettare?
Una volta che cominciate ad osservare divenite consapevoli che i media ufficiali sono pieni di questo tipo di ridicola, improbabile spazzatura, che viene fatta passare per informazione. Ma la velocità alla quale la gente viene travolta da questo assalto, la potenza della ripetizione, e lo shock della brutalità degli eventi l’hanno trasformata in una vertiginosa corsa su un ottovolante, che si muove sempre ad una velocità tale da non permettere alla gente di pensare criticamente. Questa è una tattica deliberata. Gente con enorme ricchezza, potere e privilegi ha fatto una grande scommessa. Essi hanno commesso tradimento e strage, e lasciato le loro impronte ovunque.

La loro principale speranza è che tutto continui a muoversi così rapidamente che la maggioranza della gente non abbia il tempo di notare quel che hanno lasciato intorno.
E’ parte vitale della loro strategia tenere tutti in stato di shock permanente, paura, rabbia e confusione.
Viene in mente la campagna sull’anthrax.
Ed i continui falsi allarmi sui rinnovati attacchi di bin Laden (ricordate il falso allarme del ponte Golden Gate), e voci continue, totalmente prive di sostanza su attacchi nucleari o biologici.
Presto ci saranno attacchi ad altri paesi insieme ad un fiume di propaganda sulle minacce terroristiche da qualunque delinquente fabbricato venga identificato come l’ultimo assassino malefico, cui deve essere data la caccia ad ogni costo.
Forse bin Laden non è più utile e sarà eliminato, sebbene sia più probabile che scappi convenientemente in un altro paese. E’ una scusa vivente per l’amministrazione Bush per fare la guerra.
Tutto ciò si somma alla confusione, la paura, la distrazione. Gli eventi devono essere tenuti in movimento ad un passo frenetico e ad ogni costo. Tutto per creare una situazione nella quale la sia incapace di pensare razionalmente. Se necessario essi possono sempre lanciare più attentati terroristici contro i loro popoli per rinnovare lo shock e la paura. Stanno giocando per la posta più elevata possibile.
Non solamente per ciò che hanno da guadagnare, che era la loro motivazione originale, ma ora, dato quello che hanno fatto, Bush senior, Bush junior, Cheney, Rumsfeld, Myers, Powell, la Rice, Fleischer e probabilmente qualche altro, tutti hanno di fronte la possibilità di accuse di tradimento ed omicidio e quasi certamente la condanna

 
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