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L’11
settembre come passaggio dal benessere consumistico al vivere cosciente
Tratto
da «Natura e Cultura», rivista trimestrale anno XXVIII
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A oltre due anni dagli accadimenti dell’11 settembre, Bin Laden ha affermato, in una recente dichiarazione, di essere in grado e pronto in ogni momento a colpire ancor più duramente il mondo occidentale. Ripetiamo qui quello che già abbiamo avuto occasione di osservare in precedenza: l’Occidente dovrebbe ringraziare Bin Laden che d’improvviso, con un brusco colpo, lo ha risvegliato dal suo torpore in un benessere fondato su quella faccia del denaro volta più al Male che non al Bene. Sì, il denaro ha due facce, l’una guarda al Male, l’altra al Bene. E anche nel caso del denaro non vale la quantità, ma la qualità delle cose che si fanno. Bastano pochi uomini capaci di ben impiegarlo sulla strada del Bene per «raddrizzare» le sorti del mondo. Il che dovrebbe avvenire soprattutto nel mondo occidentale, al quale spetta il compito storico ed evolutivo di indirizzare l’umanità a cominciare dall’economia. Quest’ultima è diventata invadente in tutti i campi della vita. Il benessere, dopo l’11 settembre 2001, non potrà più essere salvaguardato grazie al denaro liquido in circolazione, ormai in quantità eccessive in Occidente, nella parte industrializzata della Cina e del Giappone, ma da quel denaro speso bene sulla via della creazione di una società strutturata, ad esempio, secondo la già più volte ricordata triarticolazione sociale. Forse dovremo abituarci ai tempi lunghi della vita e vivere, nelle alterne vicende, ciò che la vita stessa quotidianamente ci offre, facendo nostro l’insegnamento di Goethe, il precursore dell’antroposofia.
Goethe
ha posto al centro della propria vita il quotidiano e il fatto di
gestire il quotidiano in maniera che anch’esso possa sviluppare un
aspetto non secondario della vita. Partiamo questa volta
dall’accennata economia, dal denaro, che forse è ciò che più
d’ogni altra cosa ha attraversato la storia. Il problema non consiste
nell’avere denaro in seguito al lavoro personale o ricavato dalle
varie attività umane. Gran parte della società moderna è organizzata
a prestare ricevendo denaro pagando un tasso di interesse. C’è solo
l’imbarazzo della scelta. Il problema principale è quello di
utilizzare il denaro non solo per farlo fruttare onde ottenere più
soldi, più capitale, secondo l’indirizzo generalizzato che ha
condotto alla accennata sua disponibilità oggi rilevabile sul mercato,
ma per avere da esso i migliori risultati anche nella prospettiva
sociale secondo l’indirizzo adottato da ogni buon governo
nell’affrontare la spesa pubblica, ma quello che più conta è la
prospettiva individuale.
Certo
dal lato della storia e dell’evoluzione, del Cristianesimo, la
risposta è apparentemente facile: basta attenersi alla morale. Ma la
maggioranza degli operatori produttivi e distributivi ha scarsa
dimestichezza con la morale, e altrettanto vale nel caso della maggior
parte dei cittadini. Di sicuro aiuta anche la legge del Bene e del Male,
ma essa viene afferrata più dal lato del sentimento, che è scarso in
ogni strato della società, che non dal lato del chiaro pensare. A
questo punto torniamo al punto di partenza che si chiama «conoscere»:
non però inteso generalmente dai menzionati operatori industriali,
commerciali, infrastrutturali, ma nel suo significato culturale. Il
futuro dell’umanità potrà conseguire la massima moralità nella
misura in cui ogni cittadino si muoverà nel mondo con la cultura.
Cultura che è tuttavia da intendere correttamente, dal momento che i
risultati positivi di ottengono anche nel mondo concettualmente
materialistico con una concezione materialistica della cultura.
La
cultura che intendiamo noi è quella individuale che non perviene
dall’organizzazione sociale attuale, attraverso la scuola, ecc., ma
quella che proviene da una scelta, appunto, individuale, quando facciamo
una netta distinzione tra cultura concettualmente materialistica, il cui
pensare è astratto, cultura derivante dall’arte classica, che affina
il sentimento, e cultura, infine, che si appoggia da una parte
all’effettiva conoscenza della sapienza antica basata sulla religione
(…)
Siamo così giunti all’esatto contrario della cultura intesa in senso
concettualmente materialistico.
Si tratta qui di considerare prima di tutto i bisogni degli altri, e non
in un modo qualsiasi, ma secondo la più avanzata scienza spirituale,
che considera allora l’uomo non solo dal lato fisico o anche
sentimentale ma anche dal lato delle sue esigenze qualitative, le quali
sono tutte di ordine spirituale, e dal lato del prossimo (…).
E
con ciò che si arriva all’accennato goetheanismo, al problema di come
si «formano» i figli, di come si può scegliere la scuola affinché i
figli raggiungano il miglior livello di sviluppo individuale e sociale.
In tal modo creiamo le condizioni nei figli divenuti adulti di avere
quella iniziativa che permette loro di risolvere i problemi della vita.
Anche il problema del denaro, che, nel miglior modo, creerà sempre
nuova ricchezza nel corso della vita. Abbiamo portato un solo esempio,
quello della scuola, ma altri esempi sono possibili al riguardo.